Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/240

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stri Solitarj con una induzion generale fondata sopra di pochi fatti particolari, è conforme soltanto alla Dialettica dei Sofisti1.

Io leggo pertanto, che non si diè mano alla demolizione dei templi di Gaza2 senza l’assenso di Arcadio, ottenuto da S. Porfirio, Vescovo di quella città: e leggo altresì, che se S. Giovanni il Grisostomo credè bene di commettere ai Monaci la distruzione dei tempj per la Fenicia, non trascelse quei pochi, i quali si abbandonavano alla intemperanza3; ma bensì alcuni tra quei moltissimi, che ardevan di zelo pel Culto divino ασκητας ζηλωῳ θειω πυροπολουμενους συνεξε, e ve gli diresse muniti degli Editti Cesarei νομοισ δ’αυτους οπλισας βασιλικοις4. Bramereste voi di sapere quali fossero i termini di quell’Editto? Combinandosene la pubblicazione in Damasco Metropoli della Fenicia con l’epoca dell’an. 399 corrispondente ai principj del Vescovado di S. Giovanni il Grisostomo, possiamo persuadersi che sieno i seguenti = Si qua in agris templa sunt, sine turba ac tumultu diruantur: his enim dejectis atque sublatis omnis superstitionis materia consu-

  1. Ars. cogit. part. 3. C. 20.
  2. Bolland. 26. Febrar.
  3. Gli antichi Monaci si sostentavano col lavoro delle proprie mani. Gli spirituali loro esercizi erano: I. una penitenza perpetua Vita plangentis. S. Hyeron. ad Ripar. Ep. 53: I rigorosi e lunghi digiuni, onde rendevansi più bisognosi dei fomenti d’Ippocrate, che di avvertimenti Id. Ep. 4. ad Rustic: III. Frequentissime sacre funzioni. L’autore da cui traggo tali notizie è Bingham vol. 3. L. 7. C. 3. dal §. 10. al §. 17, Orig. Eccl.
  4. Georg, in Vit. Jo. Chrisost. Theodor. H. E. Lib. 5. Cap. 29, Ed. Vales.