Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/241

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metur = 1. Alla qual legge il Ch. Gotofredo ci avverte, che due anni prima per una Costituzione del medesimo Arcadio fu ordinato a quel Prefetto di restaurare con i lor materiali le strade, i ponti, gli aquidotti, e le mura2.

Che se dall’Oriente, secondo la moderna Geografia, passiamo nell’Affrica, il Sig. Gibbon istesso non niega, che il Serapeo, (rappresentatosi da tutti gli Storici, e da Ruffino medesimo che può meritare la fede di testimone originale come l’infame asilo d’ogni empietà, sul qual fatto ei non pertanto poche pagine dopo sparge un orribile scetticismo, onde Plutarco direbbe3, „Perplexa, nilque sani, Ambages omnia„) non niega io diceva, che fosse abbattuto per uno rescritto speciale di Teodosio, e soggiunge, che la sentenza di distruzione comprese non solo Serapide, ma gl’Idoli di Alessandria. Siccome però tante costituzioni Imperiali distinguono gl’Idoli, l’are, e gli ornati superstiziosi dai Templi4; così non la facendo da destro e malizioso Sofista, doveva scrivere schiettamente, che la sentenza fu pronunziata contro gli stessi Templi5.

Che anzi l’Imperatore non esitò di risguardar come

  1. L. 16. C. Theod. Tit.,ì de Pagan. Fu però tale la resistenza dei Pagani, che molti Monaci restaron feriti, ed alcuni uccisi. S. Gio. Gris. Ep. 123 e 126. To. 3. Ediz. del Montfaucon.
  2. Leg. 36. de. oper. publ. Cod. Th. T. 5.
  3. De Malign. Herod.
  4. Vedi il Tit. cit. de Pag. Saerif. et Templ. del Cod. Theod.
  5. Jusserat Imperator ut templa Gentilium Alexandriae destruerentur. Socr. H. E. L. 7. C. 16. Templa (Imperator) solo aequari jussit. Soz. H. E. L. 7. C. 15.