Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/242

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martiri coloro, i quali nella distruzione del Serapeo rimasero uccisi, accordando ad un tempo stesso agli uccisori Pagani un generoso perdono1; giudizio, che in certo modo ha canonizzato la Chiesa2. Se tali cose fossero state omesse da un altro Scrittore, potrebbe forse esser degno di scusa. Ma chi si ferma ad investigar se Serapide fosse uno dei mostri di Egitto: chi censura come strana l’opinione dei Padri sostenuta, dal Vossio, che sotto la forma d’Api e Serapide si adorasse il Patriarca Giuseppe3: chi, per istruire il lettore delle cagioni della rovina del più grande Impero del Mondo, descrive minutamente il sito, la figura e la magnificenza di un tempio, la forma di un Idolo, il corbello, le tre code, i tre capi del mostro, che esso avea nella destra, e lo strazio che ne fu fatto, impiegandovi nove pagine: chi finalmente inserisce nel testo con i colori più tetri le cattive qualità di Teofilo, allora Vescovo di Alessandria, traendole da Tillemont, e nelle note tra le molte lodi di esso accennate da quel fedele Scrittore, rammenta insultando la sola amicizia, che Teofilo avea per Girolamo, chia-

  1. Soz. II. E. L. 7. C. 15.
  2. Bolland. T. 2. Mart. 17. Hermant. Vie de S. Ambroise pag. 381.
  3. Sunt qui Apim et Serapidem unum nomen putarent, et per hunc Josephum intellexerint, uti Bochart cum Beyer ostendunt: nec veritati contraria videtur haec opinio, ut pluribus ostendit... Cl. Jo. Lehmann, quam iterum excudi curavit celeberr. Crenius... Interim favere huic sententia ipsa quoque Apis appellatio videtur. Vedi Ugolin. T. 3. p. 743. N. 14 Monsig. Huet però vi vede al solito il suo Mosè Demonst. Evang. Prop. 4 c. 4.