Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/252

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neravano gli adulterj, gli stupri, e le frodi1. Potete però risparmiarvi una tal diligenza, giacchè lo stesso Libanio ha lodato la moderazione di un Principe (e questi è Teodosio) che non obbligò mai con legge positiva tutti i suoi sudditi ad immediatamente abbracciare e praticar In Religione del proprio Sovrano. Ma qui Libanio è considerato dal Sig. Gibbon come uno schiavo sempre pronto ad applaudire alla clemenza del suo Signore, che nell’abuso del potere assoluto non diviene all’ultima estremità dell’ingiustizia e della oppressione. Oh quanto è diverso (perdonatemi se vel rammento) da un suo nazionale Filosofo del passato secolo2 il sig. Gibbon! Quegli accordò stranamente ai Sovrani un illuminato potere anche nelle materie di Religione; questi trascorrendo all’estremo opposto teme di pensare da schiavo, se non ispoglia i Monarchi di uno degli essenziali diritti3 inerenti al sacro loro carattere, e non condanna come violatori delle naturali leggi, e dei precetti vangelici gl’Imperadori, i quali crederono spediente di esercitarlo, rammentando ai lor sudditi quella spada, che i Principi non cingono invano, nel vietar che facevano atti puramente esteriori di un culto condannato dalla natural ragione medesima, fautore della corruttela e del vizio4,

  1. S. Ambros., de Vid. prop. f. Lactant., de Fals. Relig. L. 1. C. 17. Arnob., ad Gent. l. 4. c. 5. S. August., de C. Dei L. 2. C. 8. etc. etc.
  2. Hobbes de cive e nel Leviathan.
  3. Vedi Jo. M. Lampredi in Pis. Acad. Antecess. Juribus pub. Univers. Theoremata T. 2. pag. 550. 51, Ediz Pis. 1782, Henric. de Cocc., Comm. ad Hug. Grot. Lib. 2. C. 20 §. 44. p. 384. Lausari. 1752.
  4. Il principio di S. Agost. L. 3. C. 51, cont. Cresc. è an-