Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/254

Da Wikisource.
248

nissima libertà religiosa1, ansiosi tuttavolta di aver un Principe del lor partito, tentarono, come si esprime Sozomeno, ogni maniera dell’arte divinatoria per risapere il successor di Valente2. I Pagani, son riflessioni del Sig. Gibbon, nutrivano sempre una forte speranza che una felice rivoluzione, un secondo Giuliano potesse di nuovo ristabilire gli altari degli Dei3. Libanio alle suppliche in favore dei tempj accoppiò un’insolente minaccia4; in Oriente, con uno spirito ben diverso da quello, che animava i mansueti Cristiani nel furore delle più crude persecuzioni, non si erano risparmiate le armi5: si spargevano pubblicamente dei vaticinj, che il Paganesimo doveva risorgere trionfante6: si ripeteva l’antica querela, che le calamità dell’Impero fossero un castigo dei numi irritati pel nuovo culto7: e l’esperienza mostrava, che la moderazione del Principe8 rendeva più audaci quei cre-

  1. Leg. 9. Cod. Theod. de Malef. et Mathem. = Testes sunt leges a me in exordio Imperii mei datae, quibus unicuique quod animo imbibisset, colendi libera facultas tributa est =.
  2. È condannabile senza dubbio la crudeltà, che mostrò Valente in quell’occasione; ma non per questo la divinazione lasciava di esser prudentemente sospetta, e pericolosa. Vedi il Com. del Gotof. alla L. 8, de Malef. etc.
  3. Vedi S. Agost., de C. D. L. 5. C. 23.
  4. Orat., de Templ. in f.
  5. Soz. Lib. 7. C. 15, pro templis suis acriter dimicabant etc.
  6. S. Agost., de Civ. D. lib. 18, Cap. ult.
  7. Questa querela mosse a scrivere Arnobio i suoi libri Adv. Gent. e questa medesima indusse S. Agost. ad intraprendere la grand’opera de Civ. D. Retract. L. 2, C. 43.
  8. Vedi la Leg. 23, de Sacrif. col Com. del Gotof. il quale con ragione raccomanda la lettura della Novel. di Teodosio