Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/257

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Del primo ho già detto abbastanza. Declamava il secondo furiosamente1 contro il nuovo culto dei martiri, dolendosi, che i templi si fosser cambiati in sepolcri coll’introdurvi le loro reliquie, e rinfacciando ai Cristiani, che venerassero quei malfattori, come altrettante Divinità. Guardimi il Cielo dall’opinare, che il Sig. Gibbon consideri come giustamente condannati alla morte i Campioni della fede di Gesù Cristo; egli è però manifesto che il culto dei Santi e delle Reliquie è considerato da lui come una innovazione adottata e favorita ne’ tempi di Costantino, innovazione perniciosa, la qual corruppe la pura e perfetta semplicità del Cristiano Sistema: pratica superstiziosa che fece introdurre nel Mondo Cristiano le cerimonie pagane, che Tertulliano, e Lattanzio avrebbono riguardata con tanto sdegno, che diè luogo al risorgimento del Politeismo ed estinse appoco appoco il lume della Storia, e della ragione: onde venne a verificarsi la profezia di Eunapio2, il quale predisse la rovina del Paganesimo in quelle parole και τι μυθωδες, και αειδεξ σκοτος τηραννησει τα απι γης καλλιςα. Dopo ciò crederassi in diritto qualunque Cattolico3, di conchiudere, che se in Eunapio vi era malizia, il Sig. Gibbon n’è partecipe in buona dose: anzi temo, che al-

  1. Eunap. nella V. di Edes. del Commel. p. 64, 65, etc.
  2. Eunap. nella V. di Edesio p. 60. Ediz. di Commel.
  3. Illos vero, qui negant Sanctos aeterna felicitate fruentes invocandos esse... vel invocationem esse idolatriam... vel stultum esse in caelo regnantibus... supplicare, impie sentire.... affirmantes Sanctorum reliquiis venerationem, atque honorem non deberi, vel eas aliaque sacra monumenta a fidelibus inutiliter honorari.... omnino damnandos esse. Trident. Sess. XXV. De Invocat. etc.