Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/258

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cuno nol creda più malizioso dello stesso Eunapio, a cui, siccome ad uomo pagano, dee molto valere la scusa di una cognizione imperfetta dei nostri dommi e della nostra disciplina1; scusa la quale non vorrassi ammettere sì di leggieri nel Sig. Gibbon. Se egli si fosse limitato a rilevare gli abusi, che in tutti i secoli, ma specialmente in quelli di universale barbarie, si sono introdotti nella Chiesa rispetto al culto dei Santi, e delle loro Reliquie, sarebbe stato partecipe di quella lode2, che hanno meritato i Pastori, e i fedeli zelanti della purità del Sistema Cristiano, alzando contro di essi la voce in ogni età: ma il riprovare come nuova, superstiziosa, nocevole ed idolatrica in se medesima una dottrina, ed una pratica buona ed utile3 sol perchè alcuni semplici, e troppo fervorosi divoti l’hanno talora sfigurata e corrotta, e forse anche ai dì nostri la sfigurano e la corrompono contro lo spirito di quel corpo, di cui son membra4, oltre ad essere una manifesta ingiustizia, egli è altresì

  1. Son note le atroci calunnie dei Gentili, figlie in parte della loro ignoranza, contro i primi fedeli. Tertul., Apolog. C.7. Minul. Fel. in Oct.... Neppur si sapeva esattamente il nostro nome. Tertul., Apolog. C. 3. Perperam Christianus pronunciatur a vobis; nam nec nominis certa est notitia penes vos. Questa ignoranza durava ai tempi di Lattanzio tra molti. Divinar. Inst. C. 7. Lib. 4.
  2. Ho presente la Dissert. Filosof. De Argum. Theologico ab invid. ducto num. Octavo etc. Credo però, che S. Girolamo fosse in istato di giudicare delle intenzioni di Vigilanzio assai meglio, che il Sig. le Clerc dopo 12 buoni secoli.
  3. Trid. sess. 25, De Invocat. etc.
  4. Vedi il Muratori, Della regolata Divozione etc. Cap. XXIII.