Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/269

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moriam.... offero tibi, Petre? etc. Nunquam audistis, non fit, non licet. Non della sua unicamente, ma della fede comune tra i Cattolici rendeva testimonianza Girolamo, quando scriveva: quis aliquando martyres adoravit? Honoramus autem reliquias martyrum, ut eum, cujus sunt martyres, adoremus: honoramus servos etc. ut honor servorum redundet ad Dominum1. L’impegno dei Santi Agostino e Girolamo era di giustificar la dottrina, e la pratica della Chiesa, non già la propria. Era dunque necessario, che la morale totalità dei Fedeli avesse idee pure sul culto de’ Martiri, e delle Reliquie quanto le avevano nella sostanza eglino stessi. In fatti, soggiungeva Agostino, se taluno cade giammai nell’errore di tributare alla creatura, fosse anche l’anima la più santa, od un angiolo, il culto dovuto a Dio solo, costui per sanam doctrinam corripitur, sive ut condamnetur, sive ut caveatur, e così cessi di appartenere alla Chiesa2. In caso diverso domanderemo a questi sagacissimi Critici come potesse avvenire, che il susurro della profana ragione di Fausto, e Vigilanzio fosse sì debole, e inefficace, e gli onori dei santi, e dei martiri quantunque superstiziosi, ed infetti d’Idolatria generalmente si stabilissero. Se io non ravvisassi in questo fenomeno il carattere della novità nella dottrina di Fausto e di Vigilanzio3 crederei d’esser mandato in Antioira, secondo l’antico

    I testi, che riportano poco dopo, dimostrano i Fedeli bene informati.

  1. Ad Riparium Ep. 37. T. 4. Ed. Paris. p. 278. et. adv. Vigilant. p. 280.
  2. S. Aug. Cunt. Faust. Lib. 20, c. 21.
  3. Tertull. de Praescript. Haeret. §. 21, etc, e l’Analisi del Ch. D. Tamburini Prof. della R. I. Università di Pavia.