Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/233

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dell'impero romano cap. xxxix. 227

rico regnò sopra la più bella parte dell’Impero Occidentale1. L’unione de’ Goti e de’ Romani avrebbe potuto fissar per de’ secoli la passeggiera felicità dell’Italia, e la reciproca emulazione delle rispettive loro virtù avrebbe potuto appoco appoco formare un nuovo Popolo di sudditi liberi, e d’illuminati soldati, che avesse il primato fra le nazioni. Ma non era serbato pel regno di Teodorico il merito sublime di guidare o di secondare una rivoluzione di questa sorta: gli mancò il talento, o la comodità per esser legislatore2; e mentre fece godere a’ Goti una rozza libertà, servilmente copiò le istruzioni, ed anche gli abusi del sistema politico formato da Costantino e da’ suoi successori. Per un delicato riguardo agli spiranti pregiudizi di Roma, il Barbaro evitò il nome, la porpora ed il diadema degl’Imperatori; ma sotto il titolo ereditario di Re assunse tutta la sostanza e pienezza dell’imperial dignità3. Le sue espressioni verso il trono Orientale erano rispettose ed ambigue; celebrava in pomposo stile l’armonia delle due Repubbliche, applaudiva il suo governo, come la perfetta immagine d’un

  1. Teofane p. 113.
  2. Procopio asserisce, che Teodorico ed i successivi Re d’Italia non promulgarono leggi alcune (Goth. l. II c. 6). Ei deve intender però in lingua gotica: perchè tuttavia esiste un editto latino di Teodorico in cento cinquantaquattro articoli.
  3. Si trova incisa l’immagine di Teodorico nelle sue monete; ma i modesti suoi successori si contentarono d’aggiungere il lor proprio nome alla testa dell’Imperatore regnante (Muratori, Antiq. Ital. medii aevi Tom. II Diss. 27 p. 577, 579. Giannone, Istor. Civ. di Napoli Tom. I p.166).