Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/247

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dell'impero romano cap. xxxix. 241

dotta, e sol qualche volta potevano ripararsi; e quando era pericoloso il punire gli eccessi della nativa loro fierezza, bisognava prudentemente dissimularli. Allorchè l’indulgente Teodorico ebbe rimesso i due terzi del tributo Ligure, s’adattò a spiegare la difficoltà della sua situazione, ed a dolersi de’ gravi, quantunque inevitabili pesi, che imponeva a’ suoi sudditi per la propria loro difesa1. Quest’ingrati sudditi non poterono mai cordialmente famigliarizzarsi coll’origine, con la religione, o anche con le virtù del Goto Conquistatore; si erano dimenticate le passate calamità, e la felicità de’ tempi presenti rendeva sempre più forte il sentimento o il sospetto delle ingiurie.

Anche quella religiosa tolleranza, che Teodorico ebbe la gloria d’introdurre nel Mondo cristiano, era dispiacevole ed offensiva per l’ortodosso zelo degl’Italiani. Rispettavano essi l’eresia armata de’ Goti, ma il pio loro furore si dirigeva con sicurezza contro i ricchi e non difesi Giudei, che si erano stabiliti a Napoli, a Roma, a Ravenna, a Milano ed a Genova per vantaggio del commercio, e sotto la sanzione delle Leggi2. N’erano insultate le persone, saccheggiati gli averi, e bruciate le sinagoghe dalla furibonda plebaglia di Ravenna e di Roma, infiammata, per quanto sembra, da’ più frivoli o stravaganti pretesti. Un Go-

  1. Immanium expensarum pondus.... pro ipsorum salute etc. Queste però non sono che pure parole.
  2. Si trovavano degli Ebrei a Napoli (Procopio, Goth. l. 1 c. 8), a Geneva (Var. II 28. IV 33), a Milano (V 57), a Roma (IV 43): vedi anche Basnagio, Hist. des Juifs, Tom. VIII c. 7 p. 254.