Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/259

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dell'impero romano cap. xxxix. 253

chi spiranti rabbia e vendetta; e con la bocca armata di lunghi acuti denti, che minacciava di divorarlo. Il Monarca si ritirò subito nella sua camera, e mentre stava tremando per un freddo febbrile sotto il peso di più coperte, manifestò con interrotte voci al suo medico Elpidio suo pentimento per le uccisioni di Boezio e di Simmaco1. S’accrebbe la sua malattia, e dopo una dissenteria, che continuò per tre giorni, spirò nel palazzo di Ravenna l’anno trentesimo terzo, ovvero, se vogliamo contare dall’invasione d’Italia, il trentesimo settimo del suo Regno. Vedendo che s’avvicinava il suo fine, divise fra due suoi nipoti i tesori e le Province che possedeva, e fissò il Rodano per comune loro confine2. Fu restituito ad Amalarico il trono di Spagna, e l’Italia con tutte le conquiste degli Ostrogoti ricadde ad Atalarico, il quale non aveva più di dieci anni, ma era amato come l’ultima prole maschile della stirpe degli Amali, mediante il breve matrimonio di Amalasunta, sua madre, con un profugo Reale del medesimo sangue3. In pre-

  1. Procop. Goth. l. 1 c. 1. Ma ci avrebbe dovuto dire, se aveva saputo questo curioso aneddoto dalla fama comune, oppure dalla bocca del Medico Reale.
  2. Procop. Goth. l. 1 c. 1, 2, 12, 13. Questa divisione fu ordinata da Teodorico, quantunque non s’eseguisse che dopo la sua morte: Regni haereditatem superstes reliquit (Isidor. Chron. p. 721 Edit. Grot.).
  3. Berimondo, ch’era il terzo nella discendenza d’Ermanrico Re degli Ostrogoti, s’era ritirato nella Spagna, dove ei visse e morì nell’oscurità (Giornand. c. 33 p. 202 Ediz. Murator.). Vedansi la scoperta, le nozze, e la morte del suo nipote Eutarico (Iv. c. 58 p. 220). I suoi giuochi Romani poterono renderlo popolare (Cassiodor. in Chron.), ma Eutarico era asper in religione (Anon. Vales. p. 722, 723).