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254 storia della decadenza

senza del moribondo Monarca, i Capitani goti, ed i Magistrati italiani, vicendevolmente impegnarono la loro fede e lealtà a favore del giovine Principe, e della madre di lui tutrice, e nell’istesso terribil momento ricevettero l’ultimo suo salutare avviso di conservare le Leggi, d’amare il Senato ed il Popolo romano, e di coltivare con decente rispetto l’amicizia dell’Imperatore1. Fu eretto un monumento a Teodorico da Amalasunta, sua figlia, in una cospicua situazione, che dominava la Città di Ravenna, il porto ed il vicino lido. Una cappella di forma circolare del diametro di trenta piedi, era coperta da una cupola d’un solo pezzo di granito: dal centro di questa s’innalzavano quattro colonne, che sostenevano un vaso di porfido contenente il corpo del Re Goto, circondato da statue di bronzo de’ dodici Apostoli2. Si sarebbe potuto permettere che il suo spirito, dopo qualche previa espiazione, si mescolasse co’ Benefattori dell’uman genere, se un Eremita italiano non fosse stato testimone in una visione della dannazione di Teodorico3, l’anima del quale da Ministri della

  1. Vedi i consigli di Teodorico, e le proteste del suo successore, presso Procopio (Goth. l. 1 c. 1, 2), Giornandes (c. 59 p. 220, 221) e Cassiodoro (Var. VIII 1, 7). Queste lettere formano il trionfo della sua eloquenza ministeriale.
  2. Anon. Vales. p. 724. Agnell. de Vit. Pontif. Ravenn. ap. Muratori Script. Rer. Italic. Tom. II P. I p. 67. Alberti Descriz. d’Italia p. 311.
  3. Si riferisce questa Leggenda da Gregorio I (Dial. IV 30) e s’approva dal Baronio (An. 526 n. 29): e tanto il Pontefice quanto il Cardinale sono Dottori gravi, sufficienti a stabilire un’opinione probabile.