Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/267

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dell'impero romano cap. xl. 261

venti Leoni e trenta Leopardi; e fu rilasciata come un dono straordinario ai Cocchieri vittoriosi del Circo una serie numerosa di Cavalli co’ ricchi lor fornimenti. Mentre cercava di piacere al Popolo di Costantinopoli, e riceveva i dispacci degli stranieri Monarchi, il nipote di Giustino con gran premura coltivava l’amicizia del Senato. Pareva, che questo venerabile nome desse diritto a’ suoi Membri di dichiarare il sentimento della Nazione, e di regolare la successione al trono Imperiale: il debole Anastasio aveva lasciato degenerare il vigore del Governo nella forma o sostanza d’un Aristocrazia; e gli Ufiziali della Milizia, che avevano ottenuto il posto di Senatori, erano seguitati dalle domestiche loro guardie; truppa di Veterani, le armi o le acclamazioni de’ quali potevano in un momento di tumulto disporre del diadema di Oriente. Si profusero i tesori dello Stato per comprare i voti de’ Senatori, e fu comunicato all’Imperatore l’unanime lor desiderio, che si compiacesse d’adottar Giustiniano per suo Collega. Ma questa domanda, che troppo chiaramente gli rammentava il suo prossimo fine, non piacque al sospettoso carattere di un vecchio Monarca, desideroso di ritener la potenza, ch’era incapace d’esercitare; e Giustino tenendo con ambe le mani la porpora, avvisò di preferire, giacchè stimavasi un’elezione sì vantaggiosa, qualche Candidato più vecchio. Nonostante questo rimprovero, il Senato volle decorar Giustiniano col reale epiteto di Nobilissimo; e ne fu ratificato il decreto dall’affetto, o dal timore dello Zio. Dopo qualche tempo il languore sì di mente che di corpo, a cui si ridusse per una incurabil ferita nella coscia, gli rendè indispensabile l’aiuto d’un Custode. Chiamò dunque il Pa-