Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/313

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dell'impero romano cap. xl. 307

negò ad ogni quinquennio il consueto donativo di cinque monete d’oro, ridusse i suoi veterani a mendicare il pane, e soffrì che le milizie, da lui non pagate, andassero ad arruolarsi altrove nelle guerre d’Italia e di Persia. II. L’umanità de’ suoi Predecessori aveva sempre in qualche fausta circostanza del loro regno condonato i pubblici Tribuni arretrati; e si erano fatti destramente un merito di rilasciar que’ diritti, ch’era impossibile d’esigere. „Giustiniano nello spazio di trentadue anni, non usò mai simile indulgenza, e molti de’ suoi sudditi rinunziarono il possesso di quelle terre, il valor delle quali non era sufficiente a soddisfar le domande dell’Erario. Alle Città, che avevan sofferto per le scorrerie de’ nemici, Anastasio promise una general esenzione di sette anni: le Province di Giustiniano furon devastate da’ Persiani e dagli Arabi, dagli Unni e dagli Schiavoni; ma la sua vana e ridicola remissione d’un solo anno si ristrinse a’ que’ luoghi, ch’erano attualmente in mano de’ nemici„. Questo è il linguaggio dell’Istorico segreto, che nega espressamente che fosse accordata indulgenza alcuna alla Palestina dopo la rivolta de’ Samaritani: accusa falsa ed odiosa confutata da memorie autentiche, le quali attestano aver ottenuto quella desolata Provincia, per intercessione di S. Saba, un sollievo di tredici centinaia di libbre d’oro (o sia di cinquantaduemila lire sterline)1. III. Procopio non ha voluto spiegare quel

  1. Un centinaio ne fu rimesso a Scitopoli, Capitale della seconda Palestina, e dodici al rimanente della Provincia. L’Alemanno (p. 59) produce onestamente questo fatto rilevato da una vita manoscritta di S. Saba composta da Cirillo