Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/315

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dell'impero romano cap. xl. 309

dall’esorbitante prezzo del mercato; ed un Popolo solito a godere della generosità del suo Principe, fu talvolta ridotto a dolersi della mancanza del pane e dell’acqua1. Il tributo aereo senza un nome, una legge o un oggetto determinato, era un annuo donativo di centoventimila libbre, che l’Imperatore riceveva dal suo Prefetto del Pretorio; e si rilasciavano alla discrezione di quel potente Magistrato i mezzi del pagamento di esso. IV. Pure anche tal gravezza era meno intollerabile del privilegio de’ monopolj, che impediva la libera emulazione dell’industria, e per causa d’un piccolo e vergognoso guadagno imponeva un peso arbitrario su’ bisogni ed il lusso de’ sudditi. „Appena (io trascrivo gli Aneddoti) fu usurpata dal Tesoro Imperiale la vendita esclusiva della seta, si ridusse all’estrema miseria un intero Popolo di manifattori di Tiro e di Berito, i quali o perirono per la fame o fuggirono nelle nemiche Regioni della Persia„. Poteva una Provincia soffrire per la decadenza delle sue manifatture; ma in quest’esempio della seta Procopio ha parzialmente trascurato l’inestimabile e durevole benefizio, che ricavò l’Impero dalla curiosità di Giustiniano. L’aggiunta ch’ei fece d’un settimo al prezzo ordinario della moneta di rame, si può interpretare col medesimo candore; e quell’alterazione, che potrebbe anche essere stata saggia, sembra che fosse innocente, giacchè egli non alterò la purità, nè accrebbe il valore della moneta d’oro2,

  1. Gio. Malala (Tom. II p. 232) parla della mancanza del pane, e Zonara (L. XIV pag. 63) de’ tubi di piombo, che Giustiniano, o i suoi Ministri tolsero dagli acquedotti.
  2. Per un Aureo, ch’era la sesta parte d’un oncia di