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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/312

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308 storia della decadenza

chio del suo sovrano1, ed alcuni mancamenti sembrano riporre il carattere di Maurizio al di sotto del più puro merito del suo predecessore. Il freddo e riserbato suo contegno può imputarsi ad arroganza; non sempre andò esente di crudeltà la sua giustizia nè scevra fu di debolezza la sua clemenza; e la rigida sua economia troppo spesso lo espose al rimprovero di avarizia. Ma i ragionevoli desiderj di un assoluto Monarca debbono tendere alla felicità del suo popolo. Maurizio era dotato del senno e del coraggio che si chieggono a promovere questa felicità, e la sua amministrazione reggevasi a tenore de’ principj e dell’esempio di Tiberio. La pusillanimità de’ Greci avea introdotto una separazione sì intera tra le funzioni di Re e quelle di Generale, che un semplice soldato il quale avea meritato ed ottenuto la porpora, di rado o non mai comparve alla testa de’ suoi eserciti. Nondimeno l’Imperatore Maurizio ebbe la gloria di riporre in trono il monarca Persiano: i suoi luogotenenti condussero una dubbia guerra contro gli Avari del Danubio, ed egli volse un occhio d’inefficace pietà sopra l’abbietto e disastroso stato delle sue province Italiane.

Dall’Italia giungevano del continuo agli Imperatori moleste relazioni di miseria e dimande di soccorsi, che strappavan ad essi di bocca l’umiliante confessione dalla propria lor debolezza. La spirante di-

  1. Αυτοκρατωρ οντως γενομενος την μεν οχλοκρατειαν των παθων εκ της οικειας εξενηλατησε ψυκης: αρισοκρατειαν δε εν τοις εαυτου λογισμοις κατασησαμενος. Evagrio compose la sua storia nel duodecimo anno del regno di Maurizio, ed egli era stato così saggiamente indiscreto, che l’Imperatore conobbe e ricompensò le sue favorevoli opinioni (l. VI c. 24).