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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/326

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322 storia della decadenza


Questo fatto, e simiglianti eventi1 dimostrano che i Lombardi possedevano la libertà di eleggere il loro Sovrano, ed avevano il buon senso di non usare ad ogni volta di questo pericoloso privilegio. Le pubbliche loro entrate derivavano dai prodotti della terra e dagli emolumenti della giustizia. Allorquando gl’indipendenti Duchi consentirono che Autari salisse sul trono del suo genitore, essi dotarono l’uffizio regale colla metà netta de’ rispettivi loro dominj. I più orgogliosi nobili aspiravano all’onore di servire presso la persona del loro Principe. Egli rimunerava la fedeltà de’ suoi vassalli col precario donativo di pensioni e di benefizj, ed espiava i mali della guerra, con ricche fondazioni di monasterj e di chiese. Giudice in tempo di pace, Generale in tempo di guerra, egli mai non usurpava i poteri di legislatore solo ed assoluto. Il re d’Italia convocava le assemblee nazionali nel palazzo, o più probabilmente ne’ campi di Pavia: il suo gran Consiglio era composto degl’individui più eminenti pei natali e per le dignità loro; ma la validità, non meno che l’esecuzione de’ suoi decreti, dipendeva dall’approvazione del popolo fedele, del fortuato esercito de’ Lombardi. [A. D. 643] Circa ottant’anni dopo la conquista dell’Italia, le costumanze loro, conservate dalla tradizione, furono trascritte in Latino Teutonico2, e ratificate dal consentimento del Prin-

  1. Paolo, l. III c. 16. Si consultino sullo Stato del Regno d’Italia le prime Dissertazioni del Muratori, ed il primo volume della Storia di Giannone.
  2. La più esatta edizione delle leggi Lombarde è quella dei Script. rer. Italic. t. 1 part. II p. 1-181. È stata collazionata sul manoscritto più antico, ed illustrata da annotazioni critiche del Muratori.