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dell'impero romano cap. xlv. |
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gitto; ed il frequente ritorno della carestia mostra la poca sollecitudine dell’Imperatore per una distante provincia. All’istessa decadenza e rovina erano esposti gli edifizj di Roma: le cadenti fabbriche venivano facilmente rovesciate dalle inondazioni, dalle tempeste e da tremuoti, ed i monaci che avevano occupato i siti più vantaggiosi, esultavano con vile trionfo sopra le rovine dell’antichità1. Viene comunemente creduto, che papa Gregorio I attaccasse i templi, e mutilasse le statue della città; che per comando di questo Barbaro si riducesse in ceneri la libreria Palatina, e che l’istoria di Tito Livio fosse in particolare il bersaglio dell’assurdo e maligno suo fanatismo. Gli scritti di esso Gregorio attestano l’implacabile avversione ch’ei portava ai monumenti del genio classico, ed egli scaglia la più severa censura contro un Vescovo, il quale insegnava l’arte della grammatica, studiava i poeti Latini, e cantava con una stessa voce le lodi di Giove e quelle di Cristo. Ma le prove della distruttiva sua rabbia sono dubbiose e recenti, il Tempio della Pace, e il Teatro di Marcello furono demoliti dalla lenta opera de’ secoli, ed una proscrizione formale avrebbe moltiplicato le copie di Virgilio e di Tito Livio ne’ paesi che non erano soggetti a quell’ecclesiastico dittatore2.
- ↑ Quia in uno se ore cum Jovis laudibus, Christi laudes non capiunt, et quam grave nefandumque sit episcopis canere, quod nec laico religioso conveniat, ipse considera (l. IX, epist. 4). Gli scritti di San Gregorio fanno testimonianza della sua innocenza intorno al gusto ed alla letteratura dei classici.
- ↑ Bayle (Dizionario critico t. II p. 598, 599) in un eccellente articolo relativo a Gregorio I cita Platina sulla di-