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336 storia della decadenza

La rendita e il prodotto di questi stabili era trasportata alla foce del Tevere, a rischio ed a spese del Papa; egli usava delle sue ricchezze come un fedele castaldo della Chiesa e del povero, e liberamente applicava a’ loro bisogni gl’inesauribli compensi dell’astinenza e dell’ordine. Si tennero per più di trecento anni nel Laterano i voluminosi conti dell’entrate e delle spese, come il modello dell’economia Cristiana. Nelle quattro grandi festività, il Papa distribuiva il quartiere dell’assegnamento al clero, a’ suoi domestici, ai monasteri, alle chiese, ai cimiteri, alle limosinerie ed agli spedali di Roma e del resto della Diocesi. Nel primo giorno di ciascun mese, egli dispensava ai poveri, secondo la stagione, la porzione lor fissa di grano, di vino, di caccio, di erbaggi, di olio, di pesce, di provigioni fresche, di vestimenta e di denaro; ed i suoi tesorieri continuamente ricevevan ordine di soddisfare, in suo nome, alle straordinarie richieste dell’indigenza e del merito. La carità di ogni giorno e di ogni ora sollevava le urgenti necessità degli infermi e de’ disagiati, degli stranieri e de’ pellegrini; nè si accostava il Pontefice stesso al frugale suo pasto se non dopo aver mandato alcuni piatti della sua tavola a qualche infelice meritevole della sua pietà. La miseria de’ tempi avea ridotto i nobili e le matrone di Roma ad accettare, senza rossore, le beneficenze della Chiesa: tre mila vergini ricevevano il vitto e le vesti dalle mani del loro benefattore; e molti Vescovi del-

    consentimento del marito, commutasse il pagamento fra le braccia di un giovane signore, e che questo mutuo favore abbia potuto servire ad esempio onde autorizzare qualche atto tirannico locale, senza alcuna legalità.