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416 storia della decadenza

ornò colle sue favolose leggende l’oscura materia fornitagli dalla superstizione. Secondo il raziocinio umano, tutti i meriti ed i miracoli celebrati nel calendario hanno minor pregio dell’opera d’un solo agricoltore che moltiplichi i doni del cielo, e alla sussistenza provegga de’ suoi simili. Eppure gl’imperatori da cui avemmo i Geoponici, hanno più premura d’esporre i precetti d’un’arte distruggitrice, quella della guerra, che sin dal tempo di Zenofonte1 si insegnava come l’arte degli eroi e dei re. La tattica di Leone e di Costantino ha ricevuto l’impronto dello spirito del secolo in cui vissero, e il suo carattere consiste nella mancanza di ingegno e di originalità. Quindi trascrivono essi, senza criterio, la regole e le massime accreditate dalle vittorie: non istile, non metodo: poste alla rinfusa le istituzioni più lontane e quelle che meno con quelle s’accordano, la falange di Sparta e quella di Macedonia, le legioni di Catone e di Traiano, di Augusto e di Teodosia. Si può anche contendere l’utilità, o almen l’importanza di questi elementi dell’arte

    parafrasato il suo stile di rettore nella version latina del Surio, appena oggi si può conoscere un filo del tessuto primitivo.

  1. Giusta il primo libro della Ciropedia, la tattica, che non è che una piccola parte dell’arte della guerra, era già professata in Persia, il che deesi riferire alla Grecia. Una buona edizione di tutti gli autori che hanno scritto di tattica sarebbe impresa degna d’un erudito: egli potrebbe scoprire qualche nuovo manoscritto, e colle sue cognizioni schiarire l’istoria militare degli antichi: ma un tale erudito dovrebb’essere di più soldato, e sventuratamente non vive più un Quinto Icilio.