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436 storia della decadenza

uccelli artefatti, da’ quali s’udiva il gorgheggio speciale d’ognuno, e due lioni d’oro massiccio, grandi al naturale, che giravano gli occhi e ruggivano come quelli delle foreste. Anche i successori di Teofilo, pertinenti alle dinastie di Basilio e di Comneno, ambirono di lasciar dopo sè qualche monumento del regno loro, e la parte più ricca ed augusta del palazzo ebbe da loro il titolo di Triclinio d’oro1. Cercavano i più doviziosi, e i più nobili tra i Greci d’imitare con proporzion conveniente il sovrano, e quando con vesti ricamate passavano a cavallo per le contrade, erano da’ fanciulli creduti altrettanti re2. Danieli, quella matrona del Peloponneso3, che ho mentovata sopra, le cure della quale aveano contribuito al primordio della fortuna di Basilio il Macedone, fosse amore o vanità, volle vedere il suo figlio adottivo nella pompa di tutta la sua grandezza. Per fare il viaggio di cinquecento miglia, quante se ne contavano da Patrasso a Costantinopoli, non le parvero per l’età, o per la mollezza sua, abbastanza

  1. In aureo triclinio quae praestantior est pars potentissimus„ (l’usurpatore Romano) „degens caeteras partes (filiis) distribuerat (Luitprando, Hist., l. V, c. 9, p. 489). V. sul significativo di triclinio (aedificium tria vel plura κλινη (letti) scilicet σεγη (camere) complectens), il Ducange, (Gloss. graec. e Observations sul Joinville (p. 240), e il Reiske (ad Constantinum de Ceremoniis, p. 7).
  2. In equis vecti (dice Beniamino di Tudela), regum filiis videntur persimiles. Io preferisco la version latina dell’imperator Costantino (p. 46) alla francese del Baratier (t. I, p. 49).
  3. V. i particolari del viaggio, della munificenza, e del testamento di essa nella vita di Basilio scritta da Costantino, nipote di questo imperatore (c. 74, 75, 76, p. 195-197).