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dell'impero romano cap. lvii 265


Dopo la sconfitta di Romano, la tranquillità dei Califfi Fatimiti dai Turchi venne turbata1. Atsiz il Carizmio, uno fra i capitani di Malek-Sà, penetrato nella Sorìa a capo di un esercito poderoso, coll’armi e colla fame ridusse Damasco. [A. D. 1076-1096] Hems e le altre città della provincia avendo riconosciuto il Califfo di Bagdad e il sultano di Persia, il vittorioso Emiro s’innoltrò, senza incontrar resistenza, insino alle rive del Nilo. E già il Fatimita a ripararsi nel cuor dell’Affrica s’apparecchiava, quando i Negri della sua guardia, e gli abitanti del Cairo, operando una disperata sortita, dalle frontiere dell’Egitto i Turchi scacciarono. La strage e il saccheggio contrassegnarono la strada tenutasi da Atsiz nel ritirarsi: per costui ordine vennero trucidati il giudice e i notai di Gerusalemme, da lui medesimo eccitati a venir nel suo campo; alla qual perfidia seguì appresso l’uccisione di tremila cittadini. Egli non tardò a veder punita la sua crudeltà, o veramente la sua sconfitta, dal sultano Tucus, fratello di Malek-Sà, che munito di migliori titoli, e di forze più formidabili, sostenne i suoi diritti all’impero della Sorìa e della Palestina. La casa di Selgiuk regnò a Gerusalemme circa vent’anni2; poi il comando ereditario della

  1. V. Elmacin (Hist. Saracen., p. 349, 350), e Abulfaragio (Dynast., p. 237, vers. Pocock). Il De Guignes (Histoire des Huns, t. III, part. I, p. 215, 216) aggiugne le testimonianze, o piuttosto i nomi di Abulfeda e di Novairi.
  2. Dal tempo della spedizione di Isar Atsiz (A. E. 469, A. D. 1076) fino all’espulsione degli Ortokidi (A. D. 1096). Ciò nonostante Guglielmo di Tiro (l. I, c. 16, p. 633) assicura che Gerusalemme rimase trentotto anni in potere dei Turchi; ed una Cronaca araba citata dal Pagi (t. IV, p. 202),