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182 storia della decadenza

questo principe, pure ne’ tre anni che il suo regno durò, ei condusse per tre volte i suoi eserciti vittoriosi fin nel cuore della Bulgaria. Ma ogni pregio da lui posseduto oscuravano l’ira e la diffidenza, il primo dei quali difetti può attribuirsi alla consuetudine di non essere stato mai contraddetto; l’altro forse gli derivava da alcune confuse e vaghe nozioni sulla depravazione dell’uman genere. Stando in cammino per una delle sue spedizioni nella Bulgaria, consultò sopra un caso di politica i suoi principali ministri, fra i quali, il gran Logoteta, Giorgio Acropolita osò con sincerità sostenere una opinione che feriva il Sovrano. Questi, portata primieramente la mano all’elsa della sua scimitarra, fu rattenuto indi dal nuovo pensamento di punire in modo più obbrobrioso il Ministro. Cotesto uffiziale, un de’ primarj dell’Impero, ebbe dal suo Signore il comando di scendere da cavallo, e spogliato delle sue vesti alla presenza del Principe e dell’esercito, e steso sul suolo, soggiacque ai colpi di bastone, che due guardie, od esecutori senza pietà gli menarono addosso; gastigo durato sì lungo tempo, che quando per ordine imperiale fu fatto tregua alle percosse, il misero paziente quasi non ebbe bastante forza per sorgere da terra e trascinarsi alla sua tenda. Dopo essere stato ritirato per alcuni giorni, gli stessi comandi assoluti di Teodoro lo richiamarono nel Consiglio; e, ciò che prova quanto i Greci d’allora ad ogni sentimento di onore e di vergogna fossero morti, è il saper noi l’obbrobrio cui fu sottoposto Acropolita, dalla sua narrazione medesima1. Questa crudeltà

  1. Direbbesi che Acropolita mena vanto della sua paziente