Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/197

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dell'impero romano cap. lxii. 193

il diadema imperiale.  [A. D. 1260] Non senza un’estrema ripugnanza Arsenio abbandonò in tal guisa gl’interessi del pupillo: ma i Varangi, sollevata la loro azza da guerra, prevalsero alla timida fanciullezza del principe legittimo che diede un segno di approvazione; e nondimeno si fecero udire alcune voci sulla necessità che l’esistenza di un fanciullo non fosse omai ostacolo alla felicità d’uno Stato. Grato Paleologo ai suoi amici, d’impieghi civili e militari li presentò, e creando nella propria famiglia un despota e due sebastocratori, conferì al vecchio generale Alessio Strategopolo il titolo di Cesare, che rendè ampio guiderdone al suo benefattore col farlo padrone di Costantinopoli.

[A. D. 1261] Correva il secondo anno del regno di Michele, allorchè, risedendo egli nel palagio e ne’ giardini di Ninfea1 presso Smirne, ricevette di notte tempo la prima notizia di questo incredibile buon successo, ad annunziargli il quale si andò con molto riguardo innanzi destarlo, per condiscendere alle tenere sollecitudini della sorella del medesimo, Eulogia. Il messaggiero, uomo di niun conto e sconosciuto, non portava con sè alcuna lettera del generale vincitore; laonde Paleologo, pensando alla sconfitta di Vatace, e alla inutilità dei tentativi che egli stesso

  1. Le antiche e moderne geografie non accennano con precisione il luogo, ove era posta Ninfea; ma dai racconti che si riferiscono agli ultimi tempi dalla vita di Vatace, apparisce chiaramente che i palagi e i giardini preferiti da cotesto principe per abitarvi, erano in vicinanza di Smirne (Acropolita, cap. 52): nè dovremmo a un dipresso ingannarci collocando Ninfea nella Lidia (l. VI, 6).