Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/371

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dell'impero romano cap. lxv. 367

de’ Turchi era stata scacciata dalla dinastia de’ Circassi1; e Barkok lor favorito, passò una prima volta dalla schiavitù, una seconda volta dal carcere, al trono. In mezzo alla ribellione e alla discordia sfidò le minacce del Sovrano Mongul, mantenne una corrispondenza co’ suoi nemici, e fece arrestarne gli ambasciatori. L’altro aspettò pazientemente la morte di Barkok, per vendicarsi poi sul debole Faragio che ne era figlio e successore. A respingere questa invasione si assembrarono in Aleppo gli Emiri della Sorìa2, che ogni loro fiducia fondavano sulla disciplina e la rinomanza de’ Mammalucchi, sulla buona tempera delle loro lancie e delle loro spade fabbricate coll’acciaio miglior di Damasco, sulla forza delle loro città cinte di muri, sulla popolazione composta di sessantamila villaggi. Anzichè sostenere un assedio, credettero miglior partito aprire le porte e distendersi sulla pianura. Ma la forza di queste genti non era corroborata dall’unione e dalle virtù, sicchè alcuni de’ più potenti Emiri sedotti da Timur aveano abbandonati, o traditi i più fedeli de’ lor compagni.

  1. V. i regni di Barkok e di Faragio nel De Guignes (t. IV, l. 22), che ha tolto dai testi di Abul-Mahasen, di Ebn-Sciunà e di Aintabi, alcuni fatti da noi aggiunti ai nostri materiali.
  2. Intorno a questi fatti recenti ed interni, possiamo fidarci ad Arabshà, benchè in altre occasioni si mostri molto parziale (t. I, cap. 64-68; t. II, c. 1-14). Timur dovea certamente comparire odioso ad un uomo nato in Sorìa; ma la notorietà de’ fatti era tale, che avrebbe obbligato questo scrittore a rispettare se non il suo nemico, la verità. Le invettive ch’ei move contro Timur servono a temperare la ributtante adulazione di Serefeddino.