Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/403

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dell'impero romano cap. lxv. 399

attraversata la Propontide in uno schifo scoperto, pervenne con alcuni sforzi a salire sul trono di Andrinopoli, che avea recentemente lordato del sangue di suo fratello Solimano. Durante un regno di tre anni e mezzo, riportò alcune vittorie sui Cristiani dell’Ungheria e della Morea; ma la sua timidezza, e la clemenza usata fuor di proposito, lo perdettero. Dopo avere rinunziato alla Sovranità della Natolia, fu vittima della perfidia de’ suoi Ministri, e della prevalenza che il fratello di lui Maometto si era acquistata.  [A. D. 1413-1421] 5. Quest’ultimo dalla prudenza e dalla moderazione, una concludente vittoria si meritò. Prima di rimaner prigioniero, Baiazetto gli avea confidato il governo di Amasia, propugnacolo de’ Turchi contra i Cristiani di Trebisonda e della Georgia, e circa trenta giornate lontana da Costantinopoli. Questa città egualmente bipartita dal fiume Iride, sorge dai suoi due lati a guisa di anfiteatro1, somministrando nella sua picciolezza un’idea di Bagdad, e difesa da una Rocca che aveasi per insuperabile dagli Asiatici. Parea che Timur, nel corso delle sue rapide spedizioni, avesse dimenticato quest’angolo oscuro e ribelle della Natolia. Maometto, ben astenendosi dal provocare il vincitore, conservò in silenzio la sua independenza, nè ebbe altra briga fuor quella di scacciare dalle sue province alcuni sbandati scorridori tartari che non avean seguito l’esercito di Timur. Scioltosi dall’incomoda vicinanza di Isa, gli altri fratelli di lui più potenti, rispettarono in mezzo

  1. Arabshà, loc. cit.; Abulfeda, Geog. Tab. XVII, p. 302, Busbequius, epist. 1, pag. 96, 97, in Itinere C. P. et Amasiano.