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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XIII.djvu/293

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dell'impero romano cap. lxx. 287

Ma muti erano i suffragi, inutile la compassione, e la loro libertà fu perduta per sempre; e se in tempo di sede vacante si è veduta talvolta sollevarsi per mancanza di pane la plebe, son tali sommosse, che se ne trovano gli esempj in mezzo a qualunque servaggio il più abbietto.

Ma l’independenza de’ Nobili, fomentata dalla discordia, sopravvisse alla libertà delle Comuni che può solamente sull’unione del popolo esser fondata. I Baroni conservarono per lungo tempo il privilegio di spogliare e di opprimere i proprj concittadini; le loro case erano Fortezze, od asili, entro cui proteggeano contro le leggi una truppa feroce di banditi e di rei, che aveano dedicato al servigio de’ Nobili le proprie spade e i proprj pugnali. Il particolare interesse trascinò talvolta i Pontefici e i loro nipoti in tali querele domestiche. Sotto il regno di Sisto IV, Roma fu capovolta dalle lotte di queste famiglie rivali, e dagli assedj che impresero, e sostennero le une contro le altre. Il Protonotario Colonna soggiacque alla tortura e fu decollato dopo aver veduto andare in cenere il suo palagio; l’amico di esso, Savelli, caduto in man de’ nemici, trucidato, perchè non volle unir le sue alle vittoriose grida degli Or-

    part. II, p. 1134, 1135) e in uno scritto particolare pubblicato da Leone Battista Alberti (Rer. Ital., t. XXV, p. 609-614). È cosa non priva di vezzo l’istituir paragone fra lo stile di questi due scrittori, e fra le opinioni del cortigiano e del cittadino. Facinus profecto quo ... neque periculo horribilius, neque audacia detestabilius, neque crudelitate tetrius, a quoquam perditissimo uspiam excogitatum sit.... Perdette la vita quell’uomo da bene, e amatore dello bene e libertà di Roma.