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156 del rinnovamento civile d'italia


di freno e di strumenti idonei: non può durare se è violenta e disordinata, non può esercitarsi senza il consenso e il braccio della nazione, e male si esercita se spegne ogni valore e ogni spirito negli uomini di cui si serve. Ma non si appongono meglio coloro i quali vogliono una libertá senza regola, quasi che ella si attagli alla debolezza umana e alla condizione di un essere soggetto al triplice imperio di Dio, delle idee e della natura. E siccome gli estremi sofistici si appaiano, la libertá assoluta si converte in dominio dispotico e tanto piú intollerabile quanto che alla signoria ferma di uno o di pochi, a cui l’opinione pubblica e la consuetudine del comando sogliono recare qualche temperamento, sottentra spesso la tirannide crudele e versatile delle fazioni piú ardenti ed arrisicate.

Non si vuol però credere che l’autoritá e la libertá debbano sempre avere la stessa misura e bilanciarsi a vicenda per modo di giusto equilibrio. Anzi effetto della civiltá crescente è di ristringere di mano in mano il dominio dell’una e di allargare quello dell’altra, avvenga che gli eccessi di questa sieno tanto meno probabili e bisognosi che la forza gli affreni, quanto piú servon loro di ritegno le cognizioni e il tirocinio. Né il principio autoritativo, propriamente parlando, scema in tal caso, ma si trasloca, passando dal governo nel costume e nell’opinione pubblica. Ma dal coartare la giurisdizione di esso governo al debilitarlo e annullarlo l’intervallo è infinito; e quando un ingegnoso scrittore predica l’anarchia come la perfezione del vivere insieme e stima che la libertá basti a esser felice1, non si può pur dire che preoccupi il futuro eziandio piú remoto. Imperocché gli ordini governativi possono variare in infinito ma non giá venir meno affatto, essendo essenziali al convivere cittadino; e il tempo può menomarne le appartenenze, non annientarli. Il detto paradosso è l’esagerazione di una dottrina

  1. Proudhon, Les confessions d’un révolutionnaire, Paris, 1849, passim; — Idée générale de la révolution au XIXe siècle, Paris, 1851, passim. Frequente artificio di questo scrittore è l’ammettere sotto una formola nuova le veritá che egli nega sotto la formola antica. Cosí nella seconda delle opere citate, rimossa l’autoritá come governo, egli l’accetta come contratto.