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256 del rinnovamento civile d'italia


e la ragione insegnano che le mediazioni tornano a pro del piú potente, e non provveggono alla giustizia se non quando i litiganti hanno forze uguali, ovvero il litigio è di sí poco rilievo che anche senza il compromesso l’accordo sarebbe facile. Imperocché al dí d’oggi tutte le deliberazioni si aggirano sull’interesse, e il giusto non trionfa se non quando è spalleggiato dalle armi. Piú non si trova in Europa alcuna autoritá giuridica atta a proteggere i diritti del debole: solo Pio nono era in grado di tentare questo miracolo, ma egli sciupò l’occasione che non tornerá piú. L’Austria adunque, essendo piú forte del Piemonte, non sarebbe mai condiscesa a spropriarsi volontariamente di quelle provincie che suol chiamare «il giardino dell’imperio» e che potrebbe ancor piú acconciamente chiamare il suo erario, poiché sono ricchissime ed ella adopera il possesso a spolparle senza misericordia per supplire alla penuria delle sue finanze. E in vero il diffalco era a lei di piú danno che non l’aumento di profitto al Piemonte; perché, rispetto all’onore, maggior vergogna a lei tornava dal perdere un vecchio dominio che non all’avversario dal cedere un nuovo acquisto. E quanto all’utilitá politica, il Piemonte tornando agli antichi confini manteneva l'esser suo, l’Austria ristringendoli ne scapitava e rinunziava il suo grado tra i potentati di Europa: tanto che per noi si trattava solo d’incremento e di forza, per l'Austria della vita e della salute. Parlo secondo i princípi del vecchio giure, non quelli del nuovo che si fonda nella nazionalitá dei popoli, conforme al quale le considerazioni dell’onorevole e dell’utile correvano al contrario. Ma questo giure novello non è contemplato dai governanti di oggidí, che si guidano tuttora colle tradizioni e convenzioni scritte; onde non poteva adoperarsi per antivedere gli effetti certi o probabili della mediazione. Il cedere spontaneamente si saria disdetto al governo piú manso e infingardo del mondo, non che all’Austria, tenace, longanime, inflessibile, odiatrice del nome italico e inorgoglita dalla vittoria. Né le potenze arbitre erano acconcie a costringerla, sí pei termini del compromesso, sí per la paura di una guerra universale, sí per la gelosia di quel regno italico che le aveva indotte ad