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274 del rinnovamento civile d'italia


nome di «lega politica» e che noi avevamo proposta; non era quella che i ministri aveano promessa fra gli «Stati italici»; tanto che essi, interpretando in tal modo la parola, ingannavano il mondo coll’alchimia giá usata intorno ai «fatti compiuti», all’«unione», all’«autonomia e indipendenza» e ribadivano l’accusa dei due programmi. E si noti che usarono appunto la voce ambigua di «lega» che può significare sia una confederazione politica e nazionale, sia una semplice alleanza tra nazioni eziandio diverse, e che dai piú veniva intesa nel primo modo e da essi nel secondo; quasi che l’adoperare vocaboli moltisensi per gabbare i semplici salvi la veracitá e la dirittura di chi parla e di chi scrive.

Ma anche la povera scusa di aver voluto da senno un’alleanza o lega qualsivoglia col pontefice vien loro tolta dai fatti seguenti. Quando giunse il nuovo oratore del Piemonte, «Pellegrino Rossi era al ministero in Roma. Ei voleva, come prima possibile fosse, venire a qualche conchiusione e, sperto qual era nei negoziati ed intento ad agevolarli per via di opportuni temperamenti, studiava forme che potessero esser grate a tutti gli Stati italiani e a Napoli stessa, cui faceva ogni sua possa per tirare alla concordia, alla comunione italiana»1, compilando a tal effetto con pieno consentimento del papa uno schizzo di convenzione2. Nella quale parlavasi di tutelare i diritti degli Stati indipendenti, e si stanziava che «gli affari della lega si sarebbero proposti e trattati in un congresso di plenipotenziari delegati da ciascuna parte contraente e preseduto dal papa»3. Un congresso di questa sorte non vincolava in nessun modo il Piemonte e non ne metteva l’autonomia in pericolo; ondeché se per solo amore di questa il governo sardo avesse rigettati i capitoli del Rosmini, egli doveva accogliere con premura la proposta del Rossi. Potea dare ai suoi plenipotenziari il mandato che voleva; e qualunque fosse, un congresso in Roma di tutti i principi italiani

  1. Farini, op. cit., t. ii, p. 377.
  2. Il Farini la rapporta, ibid., pp. 377, 378.
  3. Ibid.