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314 del rinnovamento civile d'italia


d’indirizzarli. Ché se talvolta questi governi si mostrarono attivi e fermi in un proposito, l’attivitá loro e la costanza furono negative anzi che positive, e versarono assai meno nel fare che nell’impedire, nell’abbracciare i buoni partiti offerti dalla fortuna che nel ributtarli. Laonde si mostrarono unanimi e ostinatissimi nel rifiutare la confederazione italica, i sussidi francesi, l’egemonia subalpina; nell’antiporre le vane parole dei diplomatici all’efficace aiuto delle armi; nel trascurare l’avviamento delle cose italiche e nel restringere le loro cure al Piemonte. Ma come mai gli Stati deboli e inerti potrebbero esser teneri dell’onore? Quindi è che la noncuranza del decoro civile è altresí una dote comune alle dette amministrazioni. Non è giá che volessero offenderlo in prova, massimamente se si parla di alcune di esse; ma l’idea che se ne fecero è molto scarsa e non risponde di gran pezza alla cosa. La civiltá dei popoli e degli Stati, come quella dei particolari uomini, si può misurar dal concetto che si formano dell’onore; e la capacitá dei politici, dalla gelosia che ne hanno e dalla sollecitudine che usano nel difenderlo e nel conservarlo. I ministri piemontesi chiamarono «onorevoli» le clausule della mediazione, la pace di Milano, l’abbandono d’Italia; e alcuni di loro riputerebbero tale anco una lega russa e tedesca, come i principi della penisola inferiore credono «onorevole» il dar la patria in preda agli esterni, tiranneggiare i popoli, rompere i giuramenti. E scambiando la fama coll’infamia, non fanno pur segno di quell’avvedutezza e perizia che vantano; imperocché l’onore, quantunque non si vegga e non si tocchi con mano, è cosa piú salda, positiva, efficace, piú necessaria a mantenere la potenza e gli Stati che non sieno gli stessi danari, i cannoni e gli eserciti.

La tenerezza dell’onore è una virtú cosiffatta che si manifesta nelle piccole cose non meno che nelle grandi e notabili, nei casi difficili e avversi piú ancora che nei prosperevoli. Laddove gli Stati deboli, come gli uomini volgari, quanto sogliono avvilirsi, prostrarsi, cadere a terra nei sinistri che sopravvengono, tanto hanno per costume d’imbaldanzire e gloriarsi pel buon successo. I rettori piemontesi ebbero spirito e fierezza finché la fortuna