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332 del rinnovamento civile d'italia


ai maggiori. Tanto piú che, per quanto riguarda il Piemonte, sarebbe di rischio il misurare dai fatti preteriti le probabilitá future, quasi che un legno sfuggito al naufragio comune de’ suoi compagni possa ripromettersi la stessa fortuna al rinfierire della burrasca. Né gli uomini, avvezzi a distinguere la veritá delle cose dalla loro parvenza, debbono troppo assicurarsi del presente, potendo sin d’oggi conoscere quanto la politica municipale abbia disservito eziandio il Piemonte e le sue instituzioni.

L’errore fondamentale di questa politica consiste nel credere che il Piemonte sia nazione e non parte di una nazione, e che però abbia in se stesso tutte le doti e le forze che al compíto essere nazionale appartengono. Se ha una nazionalitá sua propria, esso fa bene ad appartarsi dall’altra Italia, a voler che Torino sia la metropoli dello Stato, a rifuggire da ogni unione colle altre provincie, come quella che, recando altrove il centro dell’azione politica, lo renderebbe vassallo di un imperio straniero. Ed essendo nazione, può esser libero, autonomo, potente, culto e aver col possesso la sicurezza di tali beni. Ma se la nazionalitá propria del Piemonte è una chimera solenne e manifestamente contraria alla natura delle cose; se per la piccolezza e postura del paese, il numero, la stirpe, la lingua degli abitanti, esso non è né può essere che un membro della famiglia italiana; ne segue che non può esser nazione se non mediante il connubio di questa e partecipando alla nazionalitá comune. Ora siccome la nazionalitá è la base, il compimento, la guardia di ogni diritto e vantaggio civile, la solitudine del Piemonte, privandolo dell’essere di nazione, viene a spogliarlo eziandio degli altri beni, o almeno a renderli deboli, vacillanti, precari, che è quasi tutt’uno. Poco giovano l’acquisto e il possesso se non gli accompagna la sicurezza, vale a dire se non sei certo di mantenere il guadagno e il frutto de’ tuoi sudori. La sicurezza nasce dalle guarentigie, e la prima guarentigia di un popolo è l’autonomia, perché gli ordini liberi possono al piú difenderlo dalla oppressione interna ma non mica dalla straniera. Ora l’autonomia, che è come dire la libertá verso il difuori, è anch’essa caduca se non è tutelata dalla potenza, né questa può darsi fuori della