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libro secondo - capitolo secondo 225


nale. La quale, avendola creata, può modificarla, diminuirla, ristringerla e anco annullarla, se il ben pubblico lo richiede. Offende l’autonomia nazionale chi le toglie il potere di abolire il regno non meno di chi le disdice la facoltá di crearlo. Errano pertanto i legittimisti francesi1 a credere che il diritto del principe sia inviolabile in ogni caso e superiore a quello della nazione. Il quale è il solo che sia assoluto (salvo i limiti che gli sono posti dalla ragione e dalla natura immutabile delle cose), perché originale, universale, fondamentale; dove che gli altri hanno verso di esso qualitá di parte e di dipendenza. Laonde nel modo che può la nazione tórre a un delinquente le possessioni private e la vita, ella può medesimamente spogliare un principe della corona, quasi proprietá politica, ogni volta che ciò torni spediente alla cosa pubblica. Il solo divario che corre tra le due specie di proprietá si è questo: che Luna, come essenziale al civile consorzio e comune a molti, non può mai essere abolita nell’universale; il che non milita per l’altra, che è accidentale e compete ad uno o a pochi solamente. La proprietá privata è pertanto nella generalitá sua un instituto naturale, che non soggiace all’arbitrio della nazione e de’ suoi legislatori, come credono i comunisti. Ma la politica non è meno sacra, quando si richiede al ben essere di uno Stato e il popolo la consente; tanto che i puritani, che la rigettano assolutamente, dovrebbero fare altrettanto della sua compagna e darla vinta al comunismo, se fossero consentanei da ogni banda ai principi che professano.

Quando per qualche causa grave e durevole la monarchia civile non è piú atta a felicitare uno Stato, la nazione ha il diritto di sostituirle un altro governo, il quale non può essere che la repubblica. La repubblica è non meno legittima del principato, si veramente che provenga dall’autoritá nazionale; ed è




V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - ii.

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  1. Il nome slesso e la scuola hanno un’origine poco nobile, avendo l’uno avuto per autore Maurizio di Talleyrand, modello insigne di mediocritá politica e di corruttela, e l’altra per fondatori e propagatori coloro che commisero le crudeli rappresaglie del quindici e degli anni seguenti. Il che sia detto a uso di certuni che vorrebbero introdurre tal voce e tal dottrina in Italia.