Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/249

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plebeie, economiche, repubblicane, anzi che costituzionali, dinastiche e borghesi. La plebe potè essere tenuta al giogo, finché stette al buio dei propri diritti e di tratto in tratto i macelli campali o le pestilenze ne ammansivano e diradavan le schiere. In quei tempi felici il ferro e il contagio tutelavano i privilegiati, e l’eccidio sommario dei popoli era la guardia dei principi. Ma dal quindici in poi la pace universale non venne piú turbata notabilmente, e in questo intervallo le povere moltitudini sono cresciute a tal dismisura che il supremo bisogno degli Stati è l’uso piú acconcio delle ricchezze. I governi costosi, oltre all’essere un fuor d’opera, sono però divenuti impossibili, e tutti sanno che un magistrato elettivo e temporario grava meno lo Stato della corte di un principe colle provvisioni civili e le dotazioni. Tanto piú se a guardia del principe si tengono in piedi eserciti smisurati, che per genio e per instituto sieno piú atti ad opprimere la nazione che ad assumerne la tutela. Finché tutti i popoli non hanno il loro essere nazionale e il mondo è partito in due campi nemici, son necessarie le armi patrie, ma a difesa non ad offesa, a guerra esterna non a civile, quali sono quei formidabili apparecchi che ora empiono due terzi di Europa. I quali apparecchi, essendo opera e prò della monarchia, non possono essere sciolti che dalla repubblica; e come impossibili a perpetuare, massime in un tempo che ripugna alla guerra, sono un grave sintomo della morte vicina del principato.

Antica e ordinaria è l’avversione di esso al libero culto del pensiero e al predominio dell’ingegno; onde il Machiavelli scriveva che gli uomini grandi fioriscono nei regni assai meno che nelle repubbliche (*). Ciò nasce ché l’ingegno grande è schivo naturalmente di protezione < 1 2 ) ed eccita col suo splendore l’invidia e la gelosia dei principi, i quali, sovrastando pel grado e la potenza materiale, non amano chi primeggia pel valore e la gloria dell’intelletto. Laddove gli spiriti dotati di una mezzanitá felice non fanno loro ombra e, consentendo a essere cortigiani

(1) Disc., 11, 2. Arte della guerra, 2.

(2) Alfieri, Del principe e delle lettere, passini.