Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/250

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e protetti, ricevono una parte della propria luce e riflettono l’altra su chi li protegge. Perciò nella distribuzione dei premi e degli uffici il maggior merito suol essere calpestato: i buoni vengono posposti ai tristi e ai dappochi, e solo preferiti agli ottimi e agli eccellenti. Diceva Isocrate che «le monarchie danno il piú e il meglio a chi veramente vai piú, la seconda parte a chi vien dopo, la terza e la quarta agli altri secondo la stessa regola. Ché se questo modo non si trova usato da per tutto, nondimeno la proprietá della monarchia vorrebbe cosi» b). Gli spiriti del congresso di Vienna sviarono piú che mai il regno da questa norma, fondandolo nel monopolio, che tende di sua natura a permutare il merito col favore. Non vuole che sia franco il pensiero chi incatena la stampa, che è il veicolo piú celere delle idee e il vincolo piú efficace delle menti, le quali, quando il parlare è libero, scrutando i fatti e discoprendo la nuditá delle cose, riducono al nulla i privilegi e rivelano i diritti. Se i sovrani consentissero a tenersi per eletti del popolo e lo Stato fosse il corpo della nazione, la libertá del favellare e dello scrivere non avrebbe incomodo e pericolo; ma quando chi regge non tiene dalla nazione e questa è manomessa dalla politica, conviene scomunar gli animi, accecare l’ingegno e render mute le lingue. Ma l’ingegno è onnipotente, e tosto o tardi si vendica senza riparo delle offese che gli si fanno. Senza che, la forza principale degli Stati versando nel pensiero, che è quanto dire nella sufficienza, chi la trascura li debilita e ne apparecchia la rovina. La mutazione delle signorie assolute in civili essendo stata promossa dalla tendenza naturale del pensiero a occupare il luogo che gli si aspetta nel governo delle cose umane, l’esclusione di esso è un deviamento manifesto del principato costituzionale dalla sua origine. Ora se il tralignare dei regni assoluti sostitui loro il regno civile, la corruzione incorreggibile di questo non dee forse condurre a repubblica?

La perfettibilitá è legge di natura, e quei governi che la ripugnano durano stagnanti per forza d’inerzia, come in Oriente,

(1) Nicocle (traduzione del Leopardi).