Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/285

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cosa infatti può essere piú nociva al suo buon nome e a quello del sovrano suo interprete che il rendere infelicissima la piú illustre delle nazioni? L’essenza del dogma cristiano risiede nell’armonia rifatta del cielo colla terra; e ogni qual volta tale armonia si rompe e la religione si fa autrice e mallevadrice di miseria terrena, non a uno o pochi uomini e di passata ma a tutto un popolo e sempre, egli è impossibile che nel conflitto il cielo non sia perditore, ché la virtú dei martiri non è cosa dei piú. L’osservanza de’ chierici presso il volgo dipende dalla bontá loro, e il mondo è d’accordo col Machiavelli a «stimar poco chi vive e regna come i prelati» (0. Mentre i teologi con sollecita industria pongono in luce quegli argomenti che persuadono la fede, non è forse meno utile il dichiarare i fatti che la screditano; e fra i momenti che si possono chiamare d’«incredulitá», il dominio ecclesiastico è uno dei principali. La santitá è dote propria della Chiesa e la piú efficace, perché meglio espugna i voleri e rapisce la meraviglia. Ma come la Chiesa può dirsi santa, se tal non è il suo capo e il suo cuore? e come Roma, benché santa in effetto, può apparir tale ai volgari, se coloro che la reggono ci dánno gli esempi piú profani di violenza e di corruttela? se i costumi vi son piú guasti, le leggi piú insensate, i consigli piú inetti, i governi piú iniqui e crudeli che nei paesi barbari e idolatri? se Roma cristiana la cede in bontá a Roma paganica nei tempi del suo fiore? se dove questa era mansueta ai deboli, terribile ai potenti ( 1 2 ), equa ai popoli ed ai principi, vendicatrice della giustizia, l’altra suol fare tutto il contrario? Riscontrate i Camilli, i Fabrizi, i Regoli, i Catoni, gli Antonini colla piú parte dei moderni prelati per ciò che riguarda le virtú private e civili; e ditemi per vostra fede a chi tocchi di vergognarsi. Il dogma non convince senza la morale, e il primo insegnamento di questa è l’esempio. Or se Roma non dá buoni esempi, come può essere la «luce del

(1) Disc ., l, 27.

\i) «Par cere subiectis et debellare superbo s» (Vikc;. , r£n . , vi, 854 ). «Imperet, beliunte prior, iacentem \ lenis in boston» (Hor., Carm. saec., 51-2).