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libro secondo - capitolo quinto | 387 |
quasi che non bastasse l’incatenarci agli Stati laici, il Cavour vorrebbe fare altrettanto verso l’ecclesiastico, ché le pratiche
di fresco intavolate con la Santa Sede o sono affatto inutili o mirano a un concordato di fatto se non di nome. Ora i concordati, quanto erano conformi al tenore proprio del Risorgimento, tanto si disconvengono all’epoca in cui entriamo, nella quale l’ossequio dovuto al supremo pastore non dee detrarre menomamente alla piena indipendenza del potere laicale. Giuseppe Siccardi avea messe le cose per un’ottima via, salvo che gli si può imputare (se pur egli ne fu l’autore) la legazione ridicola del Pinelli. I nuovi negoziati, sospendendo il corso delle riforme richieste a compier la prima c minacciando il paese di un convegno che le impedisca, spogliarono la Siccardiana del suo frutto principale, come quello che consisteva nell’introduzione di un nuovo giure verso Roma e nel credito popolare che al governo ne ridondava. Il qual errore e gli altri accennati nascono dalla falsa opinione, per cui si reputa definitivo uno stato di cose che in Italia e fuori non è altro che transitorio.
Da ciò nasce che si mette ogni studio a tenersi fra le due parti contrarie dei corriva e dei retrivi, e si pensa solo al presente senza aver cura dell’avvenire. L’apparecchio egemonico vuole all’incontro la previdenza del futuro e la savia audacia, richiesta a usufruttuar le occasioni e ovviare dalla lunga ai pericoli. Chiamo «savia» quest’audacia, perché non si svaria dalla prudenza e partorisce la sicurezza. Si vede adunque che questi tre anni di dolorosa esperienza non son bastati a instruire il Piemonte, e che la dottrina dell’egemonia vi è oggi cosí trascurata, cosí frantesa come in addietro. Ora per potere, quando che sia, usar tal potenza è d’uopo esservi disciplinato; e difettando i preparamenti, sará impossibile l’esecuzione. Ché se questa mancò nel Risorgimento, quando era assai piú ovvia, più agevole , piú espedita, come potrá sortir l’intento fra difficoltá ed asprezze ili gran lunga maggiori? come potrá fare il piú chi non seppe fare il meno? E ancorché incominci l’impresa, come gli riuscirá di compierla? e di compierla a malgrado degli ostacoli cresciuti e moltiplicati? Quei municipali,