Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/394

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vorranno la penisola confederata, quando converrá farla una; consentiranno di beccarsi su la Toscana e l’Emilia o di dare un re ai siculi, perché l’ingrandirsi a spese degli altri e l’accrescere le divisioni patrie piace al genio municipale. Ma tutto ciò sará vano, perché fuor di tempo (0, e accadrá loro come a Filippo di Francia, a cui non valse il mutar ministri, consentir la riforma, bandir la reggenza, mentre il regno cadeva e sorgea la repubblica. La paura di questa fa sin d’oggi inclinare all’egemonia tali uomini che poco dianzi fieramente l’inimicavano; onde è piacevole udirli parlar d’Italia in lingua di corte e fra le adulazioni scolpite nei titoli stessi dei loro fogli. Se questa setta crescesse e pervenisse a ingannare il pubblico, non allungherebbe di un’ora la vita del principato; potrebbe bensí accrescere gl’intoppi alla redenzione italica e la somma di quei mali che nei giorni critici affliggono le nazioni. Ma volete distinguere i sinceri amatori dell’egemonia patria da’ suoi fingitori? Mirate ai giudizi che portano sulle cose presenti. Se si contentano di magnificare le future sorti del Piemonte e di casa Savoia senza pensare ai provvedimenti opportuni, anzi lodano l’inerzia dei governanti, dite pure che mentono, perché non ama davvero il fine chi trascura e non vuole i mezzi proporzionati a sortirlo.

Stando le cose in questi termini, il lettore chiederá forse se io mi affidi che l’egemonia sarda sia un sogno possibile a verificarsi. Rispondo sinceramente (recandomi a coscienza di dissimulare il mio pensiero in cosa di tal momento) che appena oso sperarlo. Direi che affatto ne dispero, senza il giovane principe che regge il Piemonte. Egli protesta di amare l’Italia, e la fama che ha di leale acquista fede alle sue parole. Egli ama la gloria, e qual gloria può darsi maggiore di quella che tornerebbe a chi desse spirito e vita alla prima delle nazioni? Ancorché i fati conducessero col tempo la monarchia a perire, la casa

(i) Dico «fuor di tempo» nell’ipotesi di cui discorro. Perché, salvo il caso di una rivoluzione universale, le vie di mezzo saranno opportune (da quelle in fuori che accrescerebbero la divisione d’Italia); ina perciò appunto è probabile che non si fará loro buon viso se non quando saranno necessarie le estreme.