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alquanto rimessa, verrá rianimata dal soffio della nuova vita fra i popoli toscani, nei quali la coltura e la gentilezza non furono mai interrotte; onde ci trovi piú fine giudizio che negli altri italici, una libertá e ampiezza di spirito, una saviezza dialettica attissima a contemperare gli estremi, riunire i diversi, risecare il troppo, ridurre a buon senso i paradossi e a senso pratico le speculazioni. Finalmente (ciò che addita il colmo dell’ italianitá) il dialetto di Toscana e di Roma è la lingua della nazione, e però tocca a loro principalmente il carico di compiere la scienza colla civile letteratura e l’opera dei dotti con quella degli scrittori.