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DEL RINNOVAMENTO CIVILE D’iTALIA

il sogno alla vigilia. Nel modo infatti che, dormendo, le idee si succedono e si consertano non mica a ragione di logica ma a semplice legge di associazione ricordativa, il simile ha luogo nell’uomo che oggi dicesi «spiritoso», il quale scorteccia le cose senza però penetrarle e afferra con agevolezza le somiglianze apparenti e i contrapposti. Vero è che le congiunture psicologiche dei concetti avendo la loro radice nelle logiche e adombrandole come il sensibile adombra l’intelligibile, lo spirito è per tal rispetto verso l’ingegno ciò che è il senso verso il conoscimento, e potrebbe definirsi la facoltá sensitiva degl’ingegnosi. Spesso ancora accade che il vero ingegno, per difetto di studio, di dottrina, di applicazione, non può portare i suoi frutti, e fermandosi alla parvenza degli esseri diventa spirito; onde lo spirito in tal caso è come un ingegno virtuale e non esplicato. Il che si verifica in certi uomini piú favoriti dalla natura che dalla fortuna, privi di buoni studi e di soda cultura; nei quali l’ingegno, mancando degli argomenti e apparecchi richiesti al suo esercizio, non avendo indirizzo determinato, consumandosi in occupazioni triviali o spargendosi in frivolezze, smette per cosi dire la propria indole e svapora in ispirito.

stima che fanno dei due poli del pensiero umano. «Talento» e «talenti» significano in francese l’ingegno mezzano che continua e pulisce, ma non inventa né trova; «genio» l’ingegno inventivo, la cui mostra apparente dicesi «spirito». Laddove per noi «talento» è voglia, desiderio, volontá; «genio» è affetto, inclinazione; «spirito», quando si piglia per facoltá, è sinonimo d’«ingegno» in universale ovvero di «divozione». Diciamo anche «uomo di vivi, di nobili, di liberi spiriti»; e il Bartoli usa la voce «genio» per «animo» o «indole», come quando parla del «delicato e sdegnoso genio de’ giapponesi» ( Giappone , Ricord, preliminare). Gasparo Gozzi similmente discorre dei «geni differenti» dei vari paesi ( Opere , t. vm, p. 296). I moderni però usano spesso le tre voci suddette alla francese, e se ne trovano esempi nel Magalotti e nel Salvini; anzi l’uso gallico di «talento» è frequente nel Bartoli e nel Segneri. La qual voce «talento», sia nel senso nostrale di «voglia», sia nell’esterno di «abilitá», è una metafora tolta dall ’evangelio; e il Bartoli, scrivendo in un luogo «un gran talento d’ingegno» (Giappone, rv, 92) e altrove «talenti d’ingegno» (ibid., 1, 38), accozzò insieme l’uso italiano e il francese, facendo spiccar piú al vivo la metafora, conforme a un testo del Trecento citato nel Vocabolario (v. «talento», 4). 11 Botta usò la voce «spirito» nel modo francese, quando scrisse che «i sofisti perderanno la libertá europea, se coloro che recte sapiunt non sono valevoli ad oppor loro un argine bastante e se il buon senso non vince lo spirito» ( Storia continuata da quella del Guicciardini, prefazione).