Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/171

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l’ingegno ritragga della sua feconditá. Quindi è che gl’intelletti creatori, come in ordine al tempo amano l’inchiesta e la considerazione dell’antico, cosi in ordine allo spazio prediligono l’Oriente, il quale è la patria delle origini e acchiude nei tesori di esse i semi di un nuovo avvenire. Omero, Alessandro, Cesare, Dante, Vasco di Gama, il Colombo, il Buonarroti, P Ariosto, il Camoéns, il Shakespeare, il Milton, il Goethe, il Byron, Napoleone tennero del genio orientale, affine a quello d’Italia, se non altro perché Roma fu giá una volta, e sará forse di nuovo un giorno, se posso cosi esprimermi, l’oriente dell’Oriente.

Creare è novare, e però la pellegrinitá è un’altra dote intrinseca dell’ingegno, non solo nelle opere di fantasia o di speculazione ma nell’azione. Il Machiavelli consiglia agli Stati nuovi di «tener sempre gli uomini sollevati coi partiti e colle imprese nuove» (*), e loda Ferdinando di Spagna come animoso «datore di principi, a’ quali egli dá dipoi quel fine che gli mette innanzi la sorte e che la necessitá gl’ insegna» (*). II gran politico era buon giudice negli altri di una virtú copiosa in lui, «stato sempre stravagante di opinione dalla comune e inventore di cose nuove ed insolite», a senno del Guicciardini ( 3). I francesi chiamano appositamente l’ingegno grande «originale», perché in effetto è un’origine; denominazione che oggi da noi si usa ironicamente a esprimerne la parodia. Men bene in Francia si dá il nome di «spirito» a quella certa prontezza che coglie le attinenze casuali o superficiali degli oggetti e che rende vario e grazioso il discorso, applicando a un pregio affatto secondario del pensiero una voce che ne significa originalmente l’essenza, l.o spirito inteso a questo moderi*) rassembra all’ingegno, come

(t) /altere familiari , 17.

(2) Unti. Consulta Principe, 21.

(3> Ap. Machiavelli, Lettere familiari, 50.

(4) La voce «spirito» e quelle di «genio» e di «talento», per indicare una semplice dote o facoltá dell’animo, si riferiscono nella buona lingua italiana al volere, all’affetto, all’istinto, alla consuetudine, insonima alle potenze che riguardano la vita attiva, laddove in francese si adoperano per esprimere le intellettive; dal che si potrebbe dedurre che i due popoli differiscono proporzionatamente fra loro nella