Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/18

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Queste poche avvertenze chiariscono il divario che distingue la democrazia dalla sua larva. La demagogia è la plebe eslege, amente e divenuta volgo, perché disgiunta dall’ ingegno, che a guisa di mente dee informarla, indirizzarla, correggerla b). Senza la scorta dell’ingegno, la plebe è atta a demolire anzi che a costruire e non fa cosa ferma: nelle mutazioni riesce a violenza: nel vivere, a licenza: nel reggere, ad anarchia. Conciossiaché, per quanto ella abbia il senso del vero e del bene, essendo cotal senso perplesso e indeterminato, ha d’uopo di chi lo traduca in pieno e netto conoscimento. Se vuol regolarsi e fare da sé, mancando di coltura e di esperienza, ignorando o mal conoscendo la materia in cui si travaglia, scambia il vero col falso, il bene col suo contrario, la misura coll’eccesso, il reale coll’apparente; e il senso naturale diventa volgare, che è quanto dire fallace e ingannevole. Laddove ogni qual volta la democrazia partecipa del ceto colto, il senso volgare dá luogo al comune, e mediante l’arrota dell’ ingegno (quasi vincolo delle due classi) in retto si trasforma. L’ingegno è pertanto il medicatore del senso volgare e quasi l’aroma per cui la plebe si preserva dalla

(i) Siccome per una buona parte degli scrittori moderni la democrazia non è altro che la plebe o sia il maggior numero senza piú, egli è chiaro che questa voce significa in bocca loro non giá la democrazia vera ma la demagogia, che ne è la maschera. Ne’ miei libri anteriori al V Apologia, attenendomi allo stile corrente nell’uso di tal parola, io considerai la cosa espressa come viziosa; il che poscia i critici mi apposero a contraddizione, quasi che prima vituperassi ciò che in appresso ho lodato. Ma se avessero dato un’occhiata al contesto, avrebbero di leggieri veduto che in tutti i luoghi dove biasimo la democrazia io parlo di quella che non è governata da una mente ordinatrice, e quindi è disorganizzata per natura e scomposta, giacché, come l’anima al corpo, cosi l’ingegno dá vita e mente al maggior numero. Ecco ad esempio un passo fra molti : «La democrazia scientifica non è meno esiziale alle scienze che la democrazia civile agli Stati. Onde come, introducendo il dominio della plebe nella cittá, se ne guasta il vivere pubblico e si ottiene un’anarchia universale o un reggimento rozzo e incivile; cosi, permettendo il governo del sapere all’arbitrio della moltitudine, non si guadagna l’addottrinamento degl’inetti ma la comune ignoranza di tutti» {Introduzione, Brusselle, 1844, t. in, p. 223). Siccome però, pigliando in questo significato la detta voce, si corre il pericolo di rigettare coll’idea falsa un’idea vera, AaXV Apologia in poi presi in costume di chiamare «demagogia» l’abuso della democrazia, benché il primo di questi vocaboli, come correlativo e peggiorativo del secondo, manchi di esattezza e proprietá etimologica.