Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/189

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Francia nella sua malora, o si veramente combattere anche questa pugna e vedere a che fine m’aveva creato Iddio»(*). E quando è giunto a fermare questa teleologia divina, egli ha chiaro e pieno conoscimento del suo destinato. Non si trova quasi un uomo straordinario che non avesse fede a un indirizzo arcano e obbiettivo; che pel filosofo eterodosso piglia aspetto di superstizione, ed è il fato, il destino, la fortuna; pel cristiano, è la providenza. Il fato adombrava presso gli antichi la legge occulta di essa providenza: la fortuna ne era l’esecuzione ( 1 2 ). Il sabeisino di molti popoli partorí l’astrologia, la quale incarnò il fato nei corpi siderei; onde a noi trapassarono molte figure di favellare. Cosi Napoleone avea fede nella sua stella, la quale dovea significare nel suo concetto per modo confuso gl’influssi del cielo sulla terra, della natura sull’uomo, dell’ingegno sulle cose e di Dio sull’universo. Questa spezie di fatalismo è frequentissima negli spiriti di rara tempera, e suol essere tanto piú intenso quanto meno è corretto da una sana filosofia o dai dettati dell’evangelio.

La rivelazione che l’ingegno ha di se stesso è talvolta precoce, e sarebbe sempre tale se le condizioni esteriori non

(1) Vita, 11, 11. Parrá strano a taluno che in proposito di uomini grandi io faccia spesso menzione di un semplice artista. Ma gl’ingegni straordinari in radice si somigliano, come nota l’Alfieri ( Del principe, in, 5), e niuno vorrá disdire al Celimi un ingegno straordinario; pogniamo che né il tirocinio intellettuale e morale né il secolo lo secondassero. D’altra parte le autobiografie sono il migliore specchio degli uomini insigni, soli alti a narrare se stessi; e fra tutte quelle ch’io conosco primeggia la celliniana per la purissima toscanitá della lingua, la grazia naturale dell’elocuzione, la spontaneitá, la veritá, l’evidenza, la vivezza dei racconti e dei sentimenti. Essa è una pittura individuata del basso popolo, come la Vita dell’Alfieri rappresenta il patriziato; ma il patriziato e il popolo, non molli ed eunuchi come ai di nostri, anzi pieni di gioventú e di un vigore quasi selvaggio, qual si era quello dei due scrittori. Cosicché in queste due biografie trovi espresso ogni tratto, ogni lineamento, ogni fattezza dell’ingegno; e puoi dire di esse che v’è «di tutto, di tutto assolutamente», come l’Alfieri affermava di una sua tragedia (Vita, iv, 23).

(2) Occulta lege fati et ostentis ac responsis destinalum Vespasiano liberisque eius imperium, post fortunata credidimus» (Tac., Hist., 1, io). «Tati quatti periti a et monitu fatorum praedicta accipiebat» (ibid., 22). «Vespasiatius cuticla fortutiae suae patere ratus, nec quidquam ultra incredibile» (ibid., iv, 81).