Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/190

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impedissero sovente lo svolgersi e maturare di esso. In Oliviero Cromwell spuntò assai tardi il presentimento di ciò che potea essere; dove che Giulio Cesare dovette averlo sin da fanciullo, quando solo fra’ suoi coetanei seppe resistere alle due potenze piú formidabili di quel tempo, cioè ai pirati ed a Siila. Fin d’allora entrò in pensiero di risuscitare le parti mariane e assicurarne il trionfo con l’arte nuova di un’audacia incredibile, nobilitata dalla clemenza. Ora gli audaci credono alla fortuna, perché, secondo un antico proverbio, «la fortuna aiuta gli audaci» (*>. Secondo il Machiavelli, egli «è meglio essere impetuoso che rispettivo, perché la fortuna è donna ed è necessario, volendola tener sotto, batterla ed urtarla; e si vede che la si lascia piú vincere da quest: che da quelli che freddamente procedono. E però sempre, come donna, è amica dei giovani, perché sono meno rispettivi, piú feroci e con piú audacia la comandano» ( 1 2 3 4 5 ). La vera ragione si è che l’audacia afferra prontamente le occasioni, preoccupa il tempo, timoneggia gii avvenimenti, e per tal modo si assicura la buona riuscita; la quale non è altro che il conseguimento del fine, cioè l’uscita di quel ricorso per cui volge la creazione (3). La fortuna che aiuta gli animosi è dunque il contrappelo del caso, con cui è spesso confusa dal volgo, poiché versa nell’armonia dell’ingegno e delle sue opere colle leggi che governano il mondo. Ella è però tutt’uno colla felicitá; onde Appiano chiama «orrenda la felicitá» di Cesare (4), come unica fu la sua fortuna; e il suo precessore nella dittatura adorava questa e da quella si nominava (5). 11 poeta additò il

(1) Dione Cassio dice di Cesare: «Tanti spiritus illi, tanlaque spes erat, sive ea temere, sive ex oracuto concepta, ut certissimam sibi sumeret sa/utis fuluciam, etiam quum contraria omnia apparerent» ( Hist . rom., xli, 46). E Appiano: «Quo tempore Caesar iuvenis erat, eloquentiae rebusque gerendis iuxta idoneus, audax et nihil non spe praecipiens, supra vires ambitiosus» {De belio civili, il, 428). Nota è la clemenza da lui usata nel supplizio degli scherani di mare.

(a) Principe, 25.

(3) Vale a dire del secondo cielo creativo.

(4) De bello civili, 11, 483.

(5) Plutarch., Sylla, 6,35; Pun., Hist. nat., vii, 44.