Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/197

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Gite, 0 superbi, ornai col viso altero, voi che gli scettri e le corone avete e del futuro non sapete il vero.

Tanto v’accieca la presente sete, che grosso tienvi sopra gli occhi un velo, che le cose discosto non vedete.

Di quinci nasce che il voltar del cielo da questo a quelli i vostri stati volta piú spesso che non muta il caldo e ’l gelo.

Ché se vostra prudenzia fusse volta a conoscere il male e rimediarvi, tanta potenzia al ciel sarebbe tolta,

gridava il Machiavelli (*). Il difetto di antiveggenza è la miopia ■ politica; c ome l’antiveggenza è la divinazione, mediante la quale l’ingegno preoccupa il disegno divino nelle cose umane e studia di conformarglisi. Per tal modo egli riesce, partecipando, se cosi posso esprimermi, alla fortuna di Dio e alla teleologia dell’universo.

Ma non basta il conoscere le occasioni e anco l’adoperarle, se non si fa con prestezza e risoluzione, la quale è un’altra proprietá di chi è da natura destinato alle cose grandi. Gli ingegni anche non comuni talvolta ne mancano, come si narra di Tiberio W; e per contro i volgari spesso ne abbondano. Imperocché «la ragione e l’immaginativa creano mille dubbietá nel deliberare e mille ritegni nell’eseguire. I meno atti o meno usati a ponderare e considerare seco medesimi, sono i piú pronti al risolversi e nell’operare i piú efficaci». Laddove i grandi, «implicati continuamente in loro stessi e come soverchiati dalla grandezza delle proprie facoltá e quindi impotenti di se medesimi, soggiacciono il piú del tempo all’irresoluzione, cosi deliberando come operando; il quale è l’uno dei maggiori travagli

(1) Decennali, 2. «Io credo che l’ufízio di un prudente sia in ogni tempo pensare quello gli potessi nuocere e prevedere le cose discoste, ed il bene favorire ed al male opporsi a buon’ora» (1d., Lett.fam., 18). Altrettanto egli insegna nel terzo e nel decimoterzo del Principe e in parecchi luoghi dei Discorsi e delle Storie.

(2) «Ut caltidum eius ingenium, ita anxium iudicium» (Tac., Ann., i, 80).