Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/213

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virile; onde i suoi figliuoli, come dice Alfonso Lamartine, «hanno tuttora impressa sul volto la maestá severa e. il carattere dei primonati» <*). E però Dante scriveva che «piú dolce natura signoreggiando e piú forte in sostenendo e piú sottile in acquistando, né fu né fia che la latina» (*). Isocrate ateniese, discorrendo de’ suoi cittadini, diceva che «a noi si conviene essere i primi in eccellenza fra tutti gli uomini. Io non dico ora questa cosa per la prima volta, ma io l’ho detta giá in molte occasioni ed a molti: che al modo che noi veggiamo negli altri luoghi generarsi dove una dove altra qualitá di frutti, di arbori e di animali, propria di quella cotal terra e molto eccellente fra quelle che nascono nelle altre parti; cosi medesimamente il nostro terreno ha virtú di produrre e nutrire uomini non solo di natura attissimi alle arti e opere della vita, ma di singolare disposizione eziandio per rispetto alla virilitá dell’animo e alla virtú» (3). Le quali parole non fuor di proposito si possono adattare all’altro ramo dello stesso ceppo; tanto piú che gli attici, come ioni o iavaniti di origine, si attenevano ancor piú dirittamente degli altri greci al sangue pelasgico. E se a taluno paresse che il vanto ci si disdica, la giustificazione ci è porta dallo stesso scrittore: che «niuno si pensi che pervenga da ciò alcuna eziandio menoma lode a noi cittadini di oggidí; anzi per lo contrario. Perocché queste simili sono lodi verso chi si dimostra degno della virtú degli antecessori; ma verso quelli che colla loro ignavia e cattivitá svergognano l’eccellenza della loro stirpe, elle sono riprensioni e biasimi. Siccome (vaglia il vero) facciamo noi, che, si fatta natura avendo, non l’abbiamo saputa serbare, ma siamo caduti in grande ignoranza e confusione e in molte cattive cupiditá» ( 4). Ché se all’Italia può dirsi essere incontrata, e non in mostra ma in veritá, la metamorfosi di Ricciardetto (5), non è però che ella non serbi la virtú antica

(i) Ilo riferito tutto il passo nell ’Apologia, pp. 183, 184, nota.

( 2) Cjhv.. iv, 4.

13) Ora’, ar-op. (traduzione del Leopardi).

( 4 ) ttm.

(5) Ariosto, Fur., xxv, 64.