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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/31

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libro secondo - capitolo sesto 25


cadde alle mani di un Bozzelli, di un Mazzini, di un Pinelli e di altri simili uomini, si potè conoscere a priori che tutto sarebbe ito a monte; né ad acquistare questa certezza fu necessario attender gli effetti. Tanto ripugnava che educato da tali mani il parto italico avesse bellezza e vita, quanto che dall’industria di un architettore o statuario di dozzina esca un lavoro simile a quelli di Fidia o del Buonarroti.

Non si vuol però credere che la demagogia sia un privilegio dei democratici. Se la sua essenza consiste nel rimuover l’ingegno dal governo della cosa pubblica, egli è chiaro che i conservatori, i municipali, i retrogradi di tutti i colori e di tutti i paesi ne sono piú o meno intinti; pogniamo che presso di loro ella non sia arruffata e lacera e non proceda sempre con

furia e tumultuariamente, giacché la natura delle cose non versa nell’abito e nelle apparenze. Non sono forse demagogici i governi di Pietroborgo e di Vienna, di Roma e Napoli, che superano di cattivitá e di ferocia i popoli scomunati? Non sono tali i croati e i cosacchi, gareggianti cogli unni e coi vandali, che furono i demagoghi dell’altro millenio? E che direm dei gesuiti e dei loro clienti? La convenienza della demagogia col regresso in nessun lato è meglio cospicua. Oggi fiorisce una folla di politici e di teologi miterini, che s’ingegnano di rimettere in onore le anticaglie piú brutte e rancide, delle quali uno o due secoli addietro anco gl’idioti e i fanatici si vergognavano1. Come mai questa genia potrebbe aver seggio e uditorio, se il genio piú volgare non fosse penetrato eziandio nel santuario? Il cattolicismo ha quest’obbligo alla Compagnia, la quale, odiando per natura il pensiero2, detesta l’ingegno, e quindi vuole che tutto



  1. Acciocché la sentenza non paia avventata, ecco un saggio dell’Univers, diario gesuitico di Parigi; «Pour moi, ce que je regrette, je l’avoue franchement, c’est qu’on n’ait pas brûlè Jean Huss plus tôt, et qu’on n’ait pas également brûlè Luther: c’est qu’il ne se soit pas trouvè quelque prince assez pieux et assez politique pour mouvoir une croisade contre les protestants» (L’Univers, citato dal National, 27 août i85i). L’autore di queste parole è Luigi Veuillot, che sollecitò piú volte il ristauro della santa inquisizione e che, dopo lette le epistole del signor Gladstone, chiamò il re di Napoli «modello dei principi».
  2. Gesuita moderno, t. iv, pp. 255, 259.