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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/95

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libro secondo - capitolo settimo 89


dell’antico, richieggonsi gli aiuti giá menzionati, cioè la filosofia, la storia e l’esperienza contemporanea. La filosofia, versando nel generico e nell’ideale e fecondando con essi la ragione dei fatti, abbraccia tutti i tempi, e tanto è necessaria alla contezza proficua delle cose presenti quanto a quella delle preterite. La storia è l’esperienza del passato, come l’esperienza è la storia del presente ed è necessaria al compimento di questa; imperocché il giro della vita umana è cosí corto e ristretto che l’esperienza propria, eziandio degli uomini invecchiati negli affari, è insufficientissima per conoscere bene il mondo e far equa stima del presente e dell’avvenire, se non è compiuta ed avvalorata da quella degli altri. Ora l’esperienza altrui appartiene per conto nostro alla scienza, anzi ne è la base, e costituisce la storia e la cognizione degli uomini in particolare e in universale. «L’evento — osserva il Guicciardini — è spesso giudice non imperito delle cose[1], non tanto per la notizia immediata che porge, quanto per le ragioni recondite che ci rivela. Ma se vuoi cogliere cotali ragioni, in vece di riandare i casi umani alla spartita, devi studiarli nelle loro connessioni reciproche, e abbracciando una certa successione di tempo, che ti abiliti a discendere dalle cause agli effetti e da questi risalire alle cause. La storia, cosí considerata, si può definire l’esperienza razionale dei vari secoli e dei vari paesi. Dico «razionale», perché essa rappresenta, oltre i fatti sensati, i loro legami intellettivi, cioè le leggi regolatrici degli eventi, le quali sono cosí ferme e stabili pel mondo morale e sociale come pel corporeo, stante che le deviazioni accidentali dell’arbitrio non possono annullarle sostanzialmente né interromperle. E siccome ogni legge mondiale, importando un ordine stabile e perpetuo, non solo guarda indietro ma s’ infutura; la storia, benché per diretto si riferisca al passato, viene a far preconoscere colle sue induzioni le probabilitá avvenire, e quindi produce l’antiveggenza, che è la virtú principale dell’uomo di Stato e la base di tutte le altre.



  1. Stor., viii, 5.