Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/148

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ho la testa al posto per farlo. L’idea che vado alla guerra mi esalta e mi riempie d’esultanza. Sono felice, felice d’andare a combattere. Chi m’avrebbe detto che un giorno sarei andato incontro alla morte come Mameli, Manara, Medici; che avrei combattuto in una guerra del risorgimento, con lo stesso animo dei garibaldini, con le loro stesse canzoni, contro lo stesso nemico! Ancora mi sembra un sogno. Ma poi non c’è niente di più bello che schierarsi contro questi orribili barbari che hanno premeditato per quarant’anni l’assassinio di tutta l’Europa. Bisogna punirli e ridurli alla impotenza. Ho il cuore ricolmo di sdegno contro questi mostri. Viva la libertà! Viva la giustizia! La nostra causa è santa.

Dal fronte ti scriverò, se avrò tempo, o in ogni modo ti manderò qualche saluto. Poi se tornerò, parleremo di tutto, rideremo, vivremo in pace, sereni, felici, e discuteremo di letteratura e anche di teologia. Perchè non ho rinunziato a persuaderti. Ho convertito già molti più duri di te. Tu sei buono, e questo è tutto, è il fondamento della verità.

Abbiti un lungo abbraccio. Bacia per me la