Pagina:Giosuè Matteini - Istoria dell'astronomia e sistema planetario di Copernico, 1785.djvu/15

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Rapiti ognora in orbite diverse
Non interrotto in ciel corron sentiero;
Ben strani moti in lor fingea ravvolto
295Sul nostro globo al maggior astro intorno,
Qual chi dai venti sopra mobil legno
Tratto pel sen della cerulea Teti
Crede moto del lido, e degli scogli
Quello, che il porta ver contraria parte.
300Ma a chi primo di voi, o sempre ardenti
Globi, del nostro Ciel luce, e decoro,
Fia che or lo sguardo desioso io volga?
Tu Re degli astri, almo ridente Sole,
Col tuo natìo fulgor, che il tutto avviva,
305Primo m’appelli a te. Tu sei quel Nume,
Ch’io delle lunghe vigilate notti
Fra lo squallor dall’inquiete piume
Appresi ad invocar; nè preda, e gioco
Son degli Euri i miei voti: in Ciel tu sorgi
310Appena dall’Eoa spiaggia vermiglia,
Che pietoso ai mali miei diffondi
Sopra l’egre pupille un breve sonno,
Che le convulse illanguidite fibre
Furtivamente almen molce, e ricrea,
315Ma ahi su me veglia lento sì, ma crudo
Morbo, che occulto per l’eletta sede
Serpe dell’alma, e fra le idee languenti
Le nervose potenze urta, e depreda!
Sente l’inerzia, che le vie de’ sensi
320Tutte di freddo gel sparge, e repente
Si sgomenta, e li fugge l’immortale
Dei pensier donna alla tristezza in braccio.